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mercoledì 30 gennaio 2013

ITALIA - Voto, Mps non affonda il Pd


Nel sondaggio Demos il Centrosinistra è sempre avanti, con il 36,4%. Il Pdl recupera ma è dietro di 10 punti. Monti al 18%.
Mercoledì, 30 Gennaio 2013 - Manca meno di un mese alle elezioni del 24 e del 25 febbraio e la corsa agli ultimi voti da parte dei partiti è sempre più serrata.
Inoltre i fatti di cronaca emersi nelle ultime settimane hanno fatto tremare in particolare una coalizione. La vicenda Mps sullo scandalo dei derivati e della banda del 5% ha preoccupato non poco il Pd, storicamente legato all'istituto di credito senese, e il suo segretario Pier Luigi Bersani che si è detto «pronto a sbranare» chiunque avrebbe utilizzato questo caso come strumento da campagna elettorale.
AL VOTO NON VALE IL FATTORE MPS. I dati emersi dal sondaggio di Demos per Repubblica, realizzato negli ultimi giorni, mostrano però che il leader del Partito democratico, nonostante la massiccia presenza della notizia sui media, può ancora dormire sonni tranquilli: la bufera sul Monte Paschi non avrebbe inficiato in modo significativo le intenzioni di voto.
Secondo le analisi, il Pd, alla Camera, cede meno di un punto e rimane sotto al 33%; mentre il Pdl ha recuperato un punto e superato così, il 19%. Il Centrosinistra raggiunge il 36,4%, circa 10 punti più del Centrodestra, ma due punti in meno rispetto ai dati di una settimana fa. Al Senato, invece, a livello nazionale, il vantaggio è più ampio: 38% al Pd contro il 27% al Pdl, circa 11 punti di distacco. Bisogna precisare perà che la legge elettorale non permette previsioni, «perché al Senato l'assegnazione dei premi di maggioranza avviene Regione per Regione».
MONTI CRESCE E RAGGIUNGE IL 18%. Grandi anche le fila del partito degli indecisi che si stima intorno al 30%. In questo scenario si inserisce Mario Monti che cerca di guadagnarsi la fiducia dei delusi del Pdl e cresce di un punto e mezzo, avvicinandosi al 18%. Spinta dalla formazione del premier, Scelta Civica è salita di quasi un punto, al 12,5%. Anche l'Udc acquista quasi un punto.
FIDUCIA DEBOLE VERSO I LEADER. Ma la fiducia verso l'immagine del Professore, nell'ultimo mese, sembrerebbe essere scesa di quasi 5 punti, anche se resta alta, pari al 42,5%. Il 38% degli elettori lo considera il più «competente». E il 61% pensa sia in grado di «garantire la credibilità del Paese all'estero». Quindi tra Bersani e Silvio Berlusconi, il terzo leader in corsa è proprio il tecnico bocconiano.
Bersani, al 48,5%, resta il secondo tra i leader, nella valutazione degli elettori. Primo è però il suo avversario delle primarie, Matteo Renzi che convince quasi due terzi degli intervistati. Fondamentale sarà quindi per il segretario del Pd dare un ruolo di primo rilievo al sindaco di Firenze.
Ultimo tra i leader per gradimento è Berlusconi che si ferma a un debole 20%, nonostante la presenza massiccia in tivù che rimane per il 60% degli elettori il principale strumento di informazione in campagna elettorale.
Questo spiega la scelta di Beppe Grillo di ritornare sugli schermi televisivi e abbandonare, ma solo in vista del voto, le tanto care e amate piazze. Per il momento secondo i sondaggi, il Movimento 5 Stelle è stimato al 13%.

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