L’Italia in pulsione elettorale sta tirando fuori,a piene mani,tutta la
sua vacuità.
Mettersi a contare il tutto e il contrario di tutto che viene
fuori sarebbe troppo lungo;la realtà è che alla crisi della
democrazia,caratterizzata e allargata dall’ esperimento Monti, nessuno sembra
mettere attenzione in un gioco di furbizie e accuse reciproche che sono il
termometro di un qualcosa di cui non solo non si respira nemmeno la
percezione,ma su cui si scivola con irresponsabilità generalizzata nella
visione visionaria o dell’interdizione di una forza o di uno schieramento
rispetto a un altro oppure,ed è la cosa che pesa di più,della conquista del
governo.
La sensazione è più per il gusto dell’esercizio del potere che per la
responsabilità del governare. Comunque vedremo.
Naturalmente di cose da dire ce
ne sono tante; ciò che a noi interessa è richiamare ancora una volta la
necessità e l’urgenza della questione socialista in Italia; questione resa
ancor più pressante dal momento che,come la Costa Concordia è affogata nelle
onde del Giglio,il PSI lo è nei marosi del Partito Democratico. Intendiamoci,
non è che se non lo avesse fatto la questione avrebbe cambiato qualità;fatto si
è che la scelta di avere qualche scranno parlamentare non solo non ha niente a
che vedere con il ritorno dei socialisti sulla scena politica,ma,soprattutto,è
del tutto aliena dalla questione del socialismo che in Italia va
rifondato,ricostruito e,forse,anche,reinventato. Il fatto poi che il PSI
appartenga al PSE significa la sublimazione del nulla poiché il PSE è solo la
sigla che giustifica un gruppo al Parlamento europeo;per il resto non è nemmeno
una delusione,bensì solo una sigla che raccoglie forze che si definiscono
tali;per il resto quale sia l’ideologia del PSE è,e rimane,un mistero.
E certo
che,messi da parte i revenants, se il PSE – ma bisognerebbe esistesse – desse
una mano a ricostruire in’Italia una forza socialista avrebbe fatto il minimo
che gli sarebbe dovuto. Così,se il PSI,formalmente rappresenta il soggetto
socialista non è che nel cono d’ombra da esso emanato sia raccolto l’insieme
della galassia socialista e non parliamo di quei già socialisti,come che hanno
aderito al berlusconismo,ma dei tanti compagni che, o senza tessera oppure nel
PD,in SEL o nel PSI si rendono conto dell’insufficienza genetica del quadro e
vorrebbero muoversi per riagganciare la questione socialista alla storia
italiana sia per riiniziare un processo di ricostruzione della sinistra, sia
per dar vita a una presenza di garanzia e sviluppo democratico nel momento in
cui,con la crisi del berlusconismo,l’anomalia del montismo e la perdita di
senso della democrazia repubblicana, il Paese ha iniziato una decisa svolta a destra
con conseguenze sociali devastanti.
In tale contesto, frastagliato e a geometria variabile, non tutto è stato
fermo.L’esperienza di Volpedo e del Network socialista ha segnato momenti
significativi sia per quanto concerne una testimonianza militante,anche
diffusa, sia perché ha espresso punti di coagulo che hanno impedito una
ulteriore dispersione tenendo aperta l’esigenza di un’azione la quale, peraltro,
strategicamente , non è mai stata esplicitata in modo chiaro e univoco. Si
è, infatti, andati dal cercare di influenzare verso il socialismo il PD,o
almeno una parte di esso,al ritenere che SEL – ossia l’archeologia vivente del
bertinottismo – potessero evolvere verso collocazioni socialiste oppure che,in
vista delle prossime elezioni europee,attorno al PSI si condensasse,nel nome
del PSE e magari sotto le sue insegne una raccolta di quanti più momenti
socialisti possibile. Sia chiaro:tutte le idee hanno legittimità,ma la
controreplica della realtà è stata più forte delle intenzioni per
cui,nell’ indeterminatezza di un’azione decisa che facesse capire di volere
essere in qualche modo almeno un embrione di “soggetto”,non solo non vi è stata
strategia,ma lo spesso tatticismo,dell’uno come dell’altro, è stato travolto
fino a cancellarne,nei fatti,l’impostazione e l’intenzione orginaria. Nella
fase nuova che si è aperta non sono riproponibili gli schemi originari né di
Volpedo né del Network;e se questi due soggetti esprimevano,con forza, passione
e impegno,un profilo di soggettività socialista ora,soprattutto dopo che l’annegamento del PSI nel PD ha anche formalmente allargato ulteriormente gli
spazi,è il momento di sapere,senza ambiguità,né tatticismi,né attese di
virtuosità esterne che possono venire dal PSE,se ci vogliamo porre con la
serietà e responsabilità voluta mettere alla prova perché quel profilo di
soggettività lo divenga di un soggetto.
Le obiezioni a tale osservazione già ce le sentiamo fischiare negli orecchi.Ma
c’è bisogno,proprio bisogno,di un altro partitino a sinistra?che senso ha?o non
c’è SEL,ove si può fare una battaglia – come,poi,nessuno lo sa – non c’è
l’esperienza degli arancioni in cui pure qualificati compagni socialisti sono
impegnati;non ci sono nel PD presenze di sinistra che fanno bene sperare? E
allora,cosa potrebbe rappresentare,un nuovo luogo che si definisce socialista?
Ora,fermo restando che il bello della democrazia e della libertà consiste nel
fatto che ognuno è,appunto,libero di pensare e di agire come meglio crede,tutte
queste ipotetiche,ma non tanto,osservazioni,non danno risposta al problema che
rimane aperto poiché una presenza socialista che, riaggacciandosi alla storia
del PSI nella storia d’Italia,rivendichi la legittimità della nozione sociale e
culturale di sinistra e di quella che un tempo veniva definita “la cultura del
movimento operaio”,ossia dei salariati,dei lavoratori contro i cui diritti il
governo Monti si è addirittura scatenato con sussieguo sapienziale e talora
toni sprezzanti sul concetto – ma che bella innovazione,riconosciamolo! – che
destra e sinistra sono concetti superati e che è l’ora che tutti i riformismi
convergano. Confessiamo che troviamo assai difficile commentare un così ampio
cesto di scemenze!
Noi crediamo che i socialisti oggi abbiano l’occasione per mettersi alla
prova,sempre che ne abbiano l’intenzione visto che il quadro generale è sgombro
da ogni possibile equivoco:il PSI è nel ventre nel PD; SEL cammina serena e
tranquilla sul tragitto bertinottiano; il PD,al di là delle voci di dentro, è
tutto e il contrario di tutto; l’esperienza arancione non può essere rapportata
a una qualsiasi forma partito poiché ha una valenza di chiara cifra
localistica; Grillo, Ingroia e Di Pietro non sono cose nostre.
Bisogna
accertare se c’è l’intenzione ripartendo,in primo luogo,da quanto è rimasto di
Volpedo e del Network e stilare un manifesto di raccolta e di rifondazione del
socialismo italiano. Questa è la prova. Insomma, cominciare di nuovo.
PAOLO BAGNOLI
PAOLO BAGNOLI
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