“La
radio al buio e sette operai, sette bicchieri che brindano a Lenin… e
Stalingrado arriva nella cascina e nel fienile, vola un berretto un uomo ride e
prepara il suo fucile. Sulla sua strada gelata la croce uncinata lo sa… d’ora
in poi troverà Stalingrado in ogni città!” Chissà se a Grillo è passato per la
testa il pezzo
degli Stormy Six, quando ha dichiarato Parma “la nostra Stalingrado”. Ora che
punta a Berlino dovrebbe proprio ascoltarla.
“I
parmensi sono come i ravanelli: rossi fuori e bianchi dentro.” Mia zia,
bolognese trapiantata a Parma in
gioventù, mi aveva avvertito per tempo. La scorsa settimana, quando davo la
caccia ai candidati al ballottaggio, per il Pd di Parma avevo chiesto a lei. Mi
ha dato il cellulare di un funzionario di Partito, molto cortese e disponibile,
che a sua volta mi ha dato l’e-mail del “comunicatore”. Che non mi ha mai
risposto.
Pizzarotti,
dopo un po’ di stalking su
Facebook e via mail, quando mi è scesa la catena e gli ho chiesto se, per caso,
non cagare chi chiedeva un’intervista fosse una “scelta di politica aziendale”,
mi ha risposto. “Nessuna strategia ma mi chiamano da tutta Italia ed è un
casino gestire tutto. Domani vedo cosa riesco a fare.” Il giorno dopo ha
ripreso a non rispondermi, nel frattempo a Parma è arrivato il New York Times, Le Monde e la CNN e io mi
sono arreso.
Adesso
che i ravanelli parmensi
hanno votato e che, a differenza che nel resto d’Italia, l’hanno fatto in massa
(solo tre punti in meno rispetto al primo turno) è possibile tracciare un primo
bilancio della Campagna d’Emilia, che ha portato Grillo (e Pizzarotti, che ha
fatto di tutto per mostrare ai suoi concittadini di essere un bravo ragazzo
lavoratore, persino un po’ moderato, che pensa e decide in proprio) al primo
successo serio, in grado forse di scardinare la pax partitica imposta dal moribondo governo
Monti.
Mentana
ha aperto il suo pomeriggio tv dedicato ai ballottaggi con il sondaggio sulle
intenzioni di voto degli italiani. Grillo è balzato al 12%, raddoppiando i
consensi rispetto a due settimane fa, e si affaccia come terza forza politica
del paese, col Pd al 25 (in calo), il Pdl al 20 (a picco), la Lega sotto il 5
(ai minimi termini) e pure Udc, Idv, Sel e Fli in discesa. Tutti i partiti giù,
in pratica, con altri sondaggi che gonfiano ancor di più le vele del Movimento
5 Stelle. Chissà tra un anno, alla partita vera.
Per
l’intanto Grillo può mettere in fila, oltre a Parmagrad, altri tre municipi
espugnati. Alla vittoria al primo turno, per venti voti, di Roberto Castiglion
a Sarego (già sede del “Parlamento padano”), si aggiunge il trionfo di Marco
Fabbri (quasi il 70%) a Comacchio e il rush
vincente (52,5% e 26 punti rimontati dal primo turno) dello studente
universitario di 26 anni Alvise Maniero a Mira, città d’arte di quasi 40000 abitanti
sulla Riviera del Brenta (ed ex roccaforte rossa).
Stalingrado,
però, rimane Stalingrado. Parma è una città ricca con un Comune talmente
indebitato (si parla di 600 milioni di euro, interessi esclusi) che rischia di
non poter pagare gli stipendi ai dipendenti, a giugno. Dopo quattordici anni di
giunte di centrodestra il candidato del Pd si aspettava di vincere facile.
“Io rispetto tutti gli avversari, ma il ballottaggio con il candidato del
Movimento 5 Stelle Federico Pizzarotti sarà come giocare la finale di Coppa
Italia contro una squadra di serie B.”
Dev’essere
stata questa certezza (o forse la sensazione che le cose si stavano mettendo
male) che ha spinto Vincenzo Bernazzoli ad avventurarsi, tra lo stupore
generale, a un faccia a faccia con
Pizzarotti organizzato dall’Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di
Parma all’Auditorium Paganini (strapieno, oltre mille persone). Tema della
serata il nuovo inceneritore, piatto forte della stracittadina elettorale, la
cui costruzione è stata approvata dalla Provincia presieduta proprio da
Bernazzoli.
“In Italia si sta andando verso la soluzione
senza inceneritore: Reggio Emilia, la Sicilia, la Provincia di Lucca. L’Europa
prevede dal 2020 il divieto
di bruciare materiali riciclabili o compostabili. Ma a Parma
vige la “Legge Vincenzo“.
Bernazzoli nemmeno risponde alle domande scomode: “Dove metterà le ceneri tossiche dell’inceneritore?“.
Non si sa.” La lettera
dell’Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse, pubblicata sul blog di
Beppe Grillo, suona come un epitaffio.
Secondo
alcuni,
tra cui anche Pizzarotti (che in un attacco di sincerità ha confidato alle
telecamere che se quelli del Pd mettevano un altro, “magari giovane e fuori dai
giochi”, forse avrebbero vinto al primo turno), è stato un problema di manico.
Bernazzoli si è dovuto difendere per tutta la campagna elettorale dall’accusa
(che a Parma vale triplo) di non voler mollare la poltrona di Presidente della
Provincia. Oltre all’ineleganza ha dato anche l’impressione di crederci il
giusto, alla vittoria. E se non ci crede lui…
Adesso
Grillo e i suoi festeggiano l’avvento col botto (si fa presto a fare i
fatalisti ora, ma il 60% a Parma non se l’aspettava nessuno) della Terza
Repubblica e Bersani la sua vittoria “senza se e senza ma” ché, se non c’era la
“non-vittoria” (spettacolare neologismo) di Parma sarebbe stato un trionfo. Il
mio piccolo viaggio nel Partitone emiliano assediato finisce così con un due a
uno per i barbari e la sensazione che, sui suoi temi (Casta, ecologia, ecc.),
Grillo continuerà a far male.
OrionePrima pagina, Spider Web
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