Il patetico tentativo
messo in atto in questi giorni dalla Lega Nord di raggranellare qualche
consenso utilizzando la questione dell’immigrazione (scomparsa negli ultimi due
anni dal pubblico dibattito, a vantaggio di spread,tassi di interesse,bilanci e
debiti) a seguito della tragedia di Lampedusa,non è un problema che attiene
unicamente un partito xenofobo e il proprio elettorato. E’ qualcosa che
riguarda più profondamente la coscienza collettiva e individuale di ogni
italiano, di ogni europeo, di ogni essere umano che senta di appartenere,in
qualche maniera, a una società. E’ innegabile che l’apologia dell’egoismo che
ha trovato nella Thatcher e in Reagan due illustri profeti e legittimatori
abbia condizionato profondamente lo sviluppo sociale occidentale degli ultimi
tre decenni, gettando le fondamenta per monumentali palazzi,tutt’ora in
costruzione, che possono vantare architetti del calibro di Dick Cheney, Ronald
Rumsfeld,Bush padre(mi rifiuto tutt’ora di pensare che George W. avesse
consapevolezza di quanto stesse accadendo nel corso del proprio doppio mandato)
e,nelle remote lande del Vecchio Continente, Tony Blair,Nicolas Sarkozy ,fino a
scendere al confine meridionale, con la Silvio Berlusconi Spa(elenco
chiaramente a titolo puramente esemplificativo).
In questi decenni
abbiamo assistito,il più delle volte senza accorgercene, a un progressivo
ribaltamento del nostro orizzonte.
La fase del dopoguerra,
segnata da un’inclusività allargata,generata dalla necessità della
ricostruzione e segnata dal trauma degli orrori da poco sperimentati nel
conflitto, ha celermente ceduto il passo alla disgregazione e alla
mesmerizzazione sociale.
L’orizzonte
dell’individuo è passato dall’altro a se stesso impoverendo, non solo la
capacità delle fasce meno abbienti di far fronte allo strapotere di quella
nicchia che si andava esponenzialmente arricchendo, ma anche la dimensione
culturale di ogni singolo individuo.
La mancanza di confronto
porta a reiterare i medesimi ragionamenti sorretti dalle proprie convinzioni
riducendo l’idea stessa a un mantra autistico recitato in maniera sempre più
convinta, in toni sempre più alti,infilandoci anche una buona dose di
turpiloquio per incrementarne l’incisività.
La distanza tra l’uomo
della strada e il rappresentante politico si è così ridotta,sbalzandoci
dinnanzi a una politica che adottava un lessico da bar dello sport per
innalzare il proprio consenso e a un cittadino che , riconoscendo
inevitabilmente a essa una dimensione , checché se ne dica, più elevata non ha
fatto altro che dissetarsi alla fontana dei propri istinti più viscerali, ormai
legittimati dalle alte sfere. Un meccanismo che per esistere ha però bisogno
del diverso,dell’altro, di qualcuno a cui si possano dare colpe di paternità
incerta.
Una simile impalcatura
non si regge da sola. Non se tu riconosci nell’altro un tuo simile,qualcuno con
le stesse tue necessità, pulsioni,esigenze,desideri. Qualcuno che pianga per un
lutto o perché sfruttato,o perché la casa gli si è appena frantumata sotto una
bomba. Qualcuno che porti tra le braccia cadaveri di creature talmente piccole
da non aver ancora imparato a gridare “aiuto” e che, dopo averle seppellite,
intraprenda un viaggio a piedi in mezzo al deserto,vedendo cadere a uno a uno i
propri compagni di sventura,pensando che ogni alba che si riflette nei suoi
occhi potrebbe essere l’ultima. Qualcuno che, sopravvissuto a tutto questo
,metta nelle mani di trafficanti di carne umana tutti i propri averi per salire
a bordo di imbarcazioni stracolme, che anche se non ne capisci nulla di nautica
non ci metti molto a comprendere che possono arrivare all’altra riva solo per
un corpo di fortuna. Qualcuno che su quella spiaggia magari ci arriva,poggia
piede a terra e quel punto….
A quel punto diventi un
criminale. Reo del crimine di “essere umano”. Di esistere al di là di una linea
tratteggiata su un pezzo di carta che ogni giorno le merci non hanno alcun
problema a oltrepassare in una perfetta triangolazione che parte da una
fabbrica in cui vengono negati diritti e salari,per approdare in un qualunque
centro commerciale occidentale(glissiamo su dispendio energetico e conseguente
inquinamento),fruttando alla multinazionale che li commercializza( e nel
frattempo ha costruito un sistema a matrioska per ridurre la tassazione
all’osso) ingenti capitali che, a questo punto, sono liberi di prendere il volo
per qualsivoglia lido.
Ma tu sei un criminale
Ma tu sei un criminale
Lo sei per il colore
della pelle diverso,perché parli una lingua incomprensibile,perché non hai un
quattrino in tasca,perché spesso non hai un documento,perché quello che vuoi è
un lavoro che ti permetta di vivere e costruire un futuro migliore,perché hai
un karma di merda,altrimenti non saresti nato nell’Africa Subsahariana ma nel
centro di qualche metropoli,magari in una famiglia agiata e non staremmo a
parlare di tutto questo.
Non è un paradosso,è la
colonna portante del ragionamento che prende vita ogni volta che vengono
anteposta le spicciole questioni di parte, siano esse dettate da appartenenza
politica,dalla frustrazione per ciò che nelle nostre vite va storto e deve
trovare un bersaglio su cui sfogarsi per non farci impazzire, dal mero egoismo
, o dalla galassia di mattoncini di lego che compongono la nostra coscienza e
non riescono a incastrarsi l’uno con l’altro.
L’odio è un collante
forte.Più forte dell’amore,dell’empatia,dell’ amicizia. Per queste devi
giocare una parte attiva,per l’odio è sufficiente focalizzarsi su un obiettivo
e lasciarsi trasportare dagli istinti viscerali,con il benefit di non essere
mai da solo.
E’ un dato storico. Ogni
regime,ogni potenza,ogni nazione,ogni movimento o partito politico ha bisogno
di trovare un altro a cui contrapporsi,alla supposta menzogna del quale contrapporre
la propria verità.
Verità che hanno portato
all’olocausto,allo sterminio degli Armeni, alla persecuzione degli oppositori
della Junta argentina e di Pinochet in Cile,all’emarginazione e alla
discriminazione degli stagionali italiani in Svizzera,alla loro morte nelle
miniere in Belgio, alle quarantene di Ellis Island per quelli che in America ci
arrivavano e ai naufragi della Principessa Mafalda(più di 300 morti) e del
Sirio ( 200 morti),per quelli a cui era stato solo concesso di sognare un
futuro migliore rispetto a quel presente fatto di fame,miseria,malattie, sfruttamento,povertà
in Piemonte,Sicilia,Campania, Lombardia e in quello stesso Veneto sul quale
oggi la Lega Nord si permette di basare la propria apologia xenofoba.
Era un secolo fa, un
secolo veloce,che nella sua fretta e fame di progresso forse ha smarrito il
rispetto per il destinatario ultimo della sua corsa sfrenata. L’umanità. Siamo
davvero così lontani da quelle storie? E’ cambiato davvero qualcosa? Vite
diverse hanno valori diversi?
Le risposte a queste
domande e all’infinità di altre che le accompagnano rappresentano una
componente fondamentale di un futuro la cui necessità di radicale di riforma
sociale e valoriale rischia di non poter più essere rimandata. Negli anni in
cui il sistema che ha generato questa faccia della globalizzazione ha mostrato
tutta la propria fragilità e fallibilità, siamo di fronte a un bivio. Le
indicazioni per la highway dell’imbarbarimento si ammassano lungo la
carreggiata, quello dell’accoglienza,della solidarietà,del ripensamento
valoriale è a malapena un sentiero e pure dissestato.
A ognuno la scelta.
A ognuno la scelta.
Christian
Neretto
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