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sabato 19 ottobre 2013

ITALIA - Interdizione Berlusconi, il Pdl si stringe intorno al capo


Dopo l’interdizione per due anni, il Pdl attacca i giudici. E per la decadenza punta a voto segreto e Consulta. Alfano: «Non toglieranno un leader al suo popolo».

Sabato, 19 Ottobre 2013 - Se c'è qualcosa che sembra essere in grado di rimettere insieme i cocci di un Popolo della libertà sempre più a pezzi, questa sembra trovarsi nei guai giudiziari di Silvio Berlusconi.
Nessuna delle due animi del partito, infatti, sembra vedere un futuro senza il Cavaliere. Almeno nell'immediato. Così, la pronuncia della Corte d'Appello di Milano che, dando seguito all prescrizione della Cassazione, ha ricalcolato in due anni l’interdizione dai pubblici uffici per l'ex premier, ha ricompattato il Pdl.
FALCHI E COLOMBE ALL'UNISONO. Un coro unanime di falchi e colombe, tutti pronti a difendere Berlusconi dalla «persecuzione» giudiziaria. Tutti contro Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, reo di aver commentato la pronuncia della Corte d'Appello dicendo che «ancora una volta la magistratura è arrivata prima della politica».
Sì, perché nonostante le previsioni contrarie, il tribunale ha preso la sua decisione prima che il Senato potesse votare la proposta di decadenza uscita dalla giunta per le Elezioni in conformità alla legge Severino.
UNA SENTENZA SENZA EFFETTI IMMEDIATI. Un fatto, che, hanno assicurato da Palazzo Madama, non ferma comunque il lavoro dell'Aula, perché l'interdizione è una cosa, la decadenza prevista dalla legge Severino un'altra. E la pronuncia della Corte d'Appello è poco più che formale. Non può essere eseguita immediatamente, c'è la possibilità di un ulteriore ricorso, che Ghedini e Longo hanno già detto di voler sfruttare per chiedere uno sconto di un anno.

Si punta sul voto segreto in Aula


La vera partita riguarda dunque il voto in Senato, che il Pdl vorrebbe segreto, e che comunque continua a far discutere dal punto di vista della costituzionalità della legge Severino.
Se infatti dai giudici è arrivata una condanna a due anni di allontanamento forzato di Berlusconi dalla politica, la Severino lo renderebbe incandidabile per un periodo tre volte maggiore: sei anni. Ed è anche per questo che gli avvocati del Cav vogliono ricorrere alla Consulta.
Un'idea, questa, appoggiata anche dal ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, e che consentirebbe almeno di prendere tempo.
IL SENATO NON SI FERMA. Ma dal Senato hanno già avvisato: non ci si ferma per aspettare la pronuncia della Corte. Allora non resta che far cerchio attorno al Cavaliere.
Intanto il Cavaliere ha incassato la solidarietà dei suoi: «Ho sentito al telefono Berlusconi», ha raccontato il segretario del partito e ministro dell'Interno Angelino Alfano, «il nostro leader è forte e determinato come sempre. Siamo tutti con lui, impegnati, oggi più che mai nella ricostruzione di un centrodestra, moderno, competitivo. Il nostro progetto va avanti e non sarà toccato da una sentenza che non priverà un leader del suo popolo e quel popolo del proprio leader».
FITTO: «UN GIORNO CUPO PER LA DEMOCRAZIA». Secondo Maurizio Gasparri «è un copione già scritto» e «faremo di tutto per fermare la persecuzione».
Anche per Renato Brunetta è andato «tutto come da copione». Raffaele Fitto ha parlato di «un giorno cupo per la libertà e la democrazia». Per Daniela Santanchè è «beato il popolo che non ha bisogno di eroi né di martiri». Di «ingiustizia lampo» ha invece parlato di Lucio Malan che da sempre punta il dito contro una giustizia veloce solo quando c'è da condannare il Cav.
E poi ancora attacchi a Vietti, le cui dichiarazioni sono «surreali» secondo Mara Carfagna, e «dimostrano bene l'inutilità del suo ruolo» per Sandro Bondi.

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