Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


mercoledì 23 ottobre 2013

ITALIA - Femminicidio: qualche dato in barba alla moda del momento

Il governo ha approvato l’8 agosto il decreto legge in 12 articoli per dare alle donne vittime più sicurezza e agli uomini violenti pene più severe. Il decreto prevede, tra le altre cose, che il marito violento venga “buttato fuori di casa”. Il virgolettato è d’obbligo dato che la frase è del presidente del consiglio, Enrico Letta.

Sicuramente una legge di questo tipo è sinomimo di un Paese civile che ha sufficiente sensibilità per capire che no, uomini e donne, alla fine, dopo tante battaglie, tante recriminizioni e chilometri di manifestazioni, non sono uguali. Con buona pace delle femministe che si sono battute per decenni per la parità. Ma forse pensavano a una parità spontanea.

Un Paese, che è bene ricordarlo, ha abrogato le leggi sul delitto d’onore (che riconoscevano le attenuanti per chi ammazzava la moglie traditrice) nel 1981 (legge n. 442 del 5 agosto).

Si sperava che, con il tempo, uomini e donne si rispettassero in quanto esseri umani (evitando di demonizzare un genere: fino a trent’anni fa le donne, traditrici cattive). Letta ha detto che il governo ha dato un “chiarissimo segnale di contrasto e di lotta senza quartiere al triste fenomeno del femminicidio“.

Pur restando il fatto che più sicurezza per le (potenziali) vittime e più certezza della pena per i (potenziali) colpevoli è un enorme e civile passo avanti, il presidente del consiglio, probabilmente, non si è soffermato sulle statistiche. E’ infatti stato appena pubblicato l’ultimo rapporto sull’omicidio volontario in Italia da parte di Eures-Ansa.

Il femminicidio, un tema che fa vendere

Oppure le conosce, ma dato che l’argomento “tira”, “fa vendere”, allora meglio cavalcare l’onda. Angelino Alfano, nella conferenza stampa di Ferragosto, in definitiva ha anche lui cavalcato l’onda parlando di stalking e femminicidi (il 30% degli omicidi, naturalmente volontari, che sono cosa ben diversa dai colposi e dai preterintenzionali).

Il dato che emerge dal Rapporto Eures-Ansa parla di 526 omicidi volontari nel 2012 (di cui oltre il 50% premeditato) con un totale di 367 maschi e 159 femmine (il 30,2%). Alfano ha parlato di 505 omicidi totali, ma diciamo che siamo più o meno nei numeri giusti. Quello che in tutto questo manca è il pregresso.

Un morto, anzi no, una strage, una carneficina

Quanti erano gli omicidi? Stanno calando? O stanno aumentando? E, a questo punto, è vero che le donne muoiono di più? O a fronte di una diminuizione globale degli omicidi, in percentuale, ne muoiono di più? E, tra l’altro, dove si trova l’Italia, dove il femmincidio sembra una vera e propria emergenza, nel ranking internazionale?

Perché poi capita di sentire il giornalista di SkyTg24 dire nei titoli di apertura: “Nel 2012 uccise 505 donne”. E, a ruota, dato che bisogna fare notizia, se ne esce anche La Repubblica con lo stesso titolo. Scrivere una cosa del genere significa non avere la più pallida idea di quanti siano gli omicidi in Italia. E per chi fa cronaca non è un bel biglietto da visita.

Vuoi vedere che si muore meno?

E quindi? Allora non è vero che c’è un femminicidio al giorno, perché se ci fosse dovremmo avere almeno 365 donne morte in un anno. E ne abbiamo meno della metà (a Dio piacendo, questo è pacifico). E, considerando che siamo più o meno 60 milioni di persone, forse non c’è alcuna emergenza.

Resta il fatto che ammazzare il prossimo, soprattutto se è più debole (anche solo fisicamente) non è un bella cosa, ma l’omicidio, il crimine in generale, è endemico di ogni società: c’è il male perché diversamente non potrebbe esserci il bene. Il male funge da “collante” per tenere coesa la società che contrasta il male con il bene. E progredisce.

I morti, in numeri

Ma andiamo a vedere i numeri di questa emergenza. Abbiamo detto che, secondo Eures-Ansa, gli omicidi volontari (premeditati e non) sono stati nel 2012, in totale, 526. Ora andiamo un po’ indietro (colonna uno, l’anno, colonna due il numero degli omicidi volontari totali riferiti a quell’anno):

- 2011: 551

- 2010: 530

- 2009: 590

- 2008: 611

- 2007: 631

- 2006: 617

- 2005: 598

- 2000: 756

- 1995: 1.006

- 1990: 1.633

Gli anni Novanta con le stragi di mafia sono stati gli anni più sanguinosi sia rispetto agli anni precedenti (nel quinquennio 1971-75 gli omicidi sono stati in media 542, poi sono saliti tra il 1981 e l’85 a oltre 1.000) che a quelli successivi: il dato dell’omicidio volontario, è evidente, è in discesa da almeno un ventennio. Per dire che non è una roba dell’altro ieri.

Più donne morte, ovvero meno donne morte

Le donne, come sarà facile intuire, morivano anche prima e, numericamente, dato che c’erano più omicidi, ne morivano di più anche se, percentualmente, ne morivano di meno: il bello di giocare con le statistiche. Un esempio: nel 2004 sono morte 701 persone vittime di omicidio volontario. Di queste 598 erano maschi e 183 erano femmine.

183. Di più delle 159 del 2012. Ma percentualmente di meno (il 26,1% rispetto al 30,2%). Se andiamo ancora più indietro, nel 2000 sono morte 756 persone di cui 556 maschi e 200 femmine, più di 159, ovvio, ma siamo sempre al 26,5%. In sostanza la notizia non è che le donne muoiono di più, ma che percentualmente muoiono di più.

Del morire in famiglia

Gli omicidi, vent’anni fa, erano soprattutto di criminalità organizzata (mafia, camorra, ‘ndrangheta). Che non significa che gli omicidi domestici non ci fossero, solo restavano mescolati ai grandi numeri e si vedevano meno. Ora si muore soprattutto tra le pareti domestiche. Ma perché si muore meno di criminalità organizzata.

Anzi, si muore meno (di omicidio volontario) tout court. Ma si muore davvero in famiglia: ci sono madri che ammazzano figli, figli che ammazzano madri e padri, padri che ammazzano figli. Ci sono autori che, in famiglia, ammazzano la moglie e i figli (un solo evento, ma più vittime e questo conta parecchio).

Resta il fatto che a morire, numericamente, sono più gli uomini. Il dato sugli autori di reato, cioè su chi ammazza, in compenso non è cambiato: gli uomini hanno sempre ammazzato molto, ma molto di più delle donne (nel 2012 il 91,4% degli autori di omicidio volontario appartiene al genere maschile). In Italia e nel resto del pianeta.

Ma quanto ammazzano all’estero?

Un giro all’estero

Per esempio. In Lussemburgo nel 2008 ci sono state 12 vittime di omicidio volontario. In Estonia 84, in Italia, come detto, 611, in Finlandia 133, in Francia 839, in Germania 722, in Danimarca 54 e nel Regno Unito 780 (se poi si esce per un attimo dalla Ue dei 27, si trovano oltre 16 mila omicidi negli Usa, quasi 18 mila in Sud Africa, ma solo 600 in Canada).

I dati così, servono davvero a poco. Perché si potrebbe dire che il posto più sicuro in cui vivere è il Lussemburgo, seguito dalla Danimarca e dall’Estonia. In realtà quelli sono solo numeri (come i 505 omicidi di cui si è tanto parlato a Ferragosto e che, raccontati così, servono a niente).

Leggere i numeri

Il dato vero è questo: l’indice di rischio per 100.000 abitanti. Cioè il tasso di omicidi per 100.000 abitanti. Nel 2008 l’Italia è 1 come valore, mentre, nell’ordine, Lussemburgo 2,5, Estonia 6,3, Finlandia 2,5, Francia 1,4, Germania 0,9, Danimarca 1 e Regno Unito 1,3. Il che vuol dire che, in effetti, nel 2008 si era più al sicuro in Germania che in Lussemburgo.

Per completezza: il tasso di rischio in America è del 5,4, in Sud Africa del 36,5 e in Canada dell’1,8. Le donne muoiono. Non è un segreto. Ma parlare di emergenza è una moda. E dire che è stata fatta una legge per cui il consorte cattivo verrà buttato fuori di casa (per metterlo dove? E chi controllerà che ci resti?) è un’operazione di marketing notevole.

Il rispetto per l’essere umano

Meglio sarebbe, forse, insegnare il rispetto di genere nelle scuole: i bambini che tirano le treccine alle bambine non sono “semplicemente bambini” sono bambini maleducati che vanno educati al rispetto. Continuare a raccontare fiabe dove le bambine hanno la parte debole e i bambini quella forte finora non ha funzionato un granché.

Smetterla di raccontare che il principe azzurro ci salverà (da chi? Da cosa? E, soprattutto, perché?) è il primo passo verso il rispetto. Rispetto in quanto esseri umani. Perché, al di là dei numeri, a morire sono persone. E poco importa che siano maschi o femmine. Restano persone.

La vera emergenza? L’incidente domestico

Persone che, tra l’altro, muoiono molto più spesso di incidente domestico: 8.000 all’anno (21 al giorno, dato che ci piace tanto giocare con i numeri). Ma l’incidente domestico non fa notizia. A chi importa di quella che scivola in bagno sul bagnoschiuma? E di quell’altro che si fulmina mentre cambia la lampadina?

Niente. Non ci interessa. Probabilmente è più divertente il vittimismo, il piangerci addosso, è più divertente fare leggi che nessuno, nemmeno nelle più sfrenate fantasie, potrà far rispettare: perché è impossibile. Ma una campagna di rottamazione di vecchi elettrodomestici ormai pericolosi, sì, quella si potrebbe fare. Ma non ci interessa. Too easy.

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