Pensare Globale e Agire Locale

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giovedì 3 ottobre 2013

ELEZIONI EUROPEE 2014: Per un demos europeo


Se il nazionalismo non funziona per gli stati non può essere la base dell'integrazione europea. La società transnazionale del futuro deve poggiare su un progetto politico. Estratti.

Mikel Arteta 1 ottobre 2013 EL PAIS Madrid


La Spagna non è una nazione "etnica", di conseguenza il nazionalismo si concede il diritto di fondare la sua propria nazione "politica". Allo stesso modo sentiamo dire che a causa della mancanza di un "popolo" europeo sarebbe meglio non approfondire il progetto dell'Unione. Certo, uno stato che non ha né lingua né cultura comune avrà più difficoltà ad autogovernarsi, ma idealizzare queste caratteristiche per portarle alle sue estreme conseguenze non è mai stata una buona cosa.

Strumentalizzando l'immagine cosmopolita dei cerchi concentrici, il nazionalismo ridurrà la solidarietà solo ai suoi. Al di là della famiglia, degli amici e dei conoscenti, ci sarà posto solo per la "grande famiglia" dei compatrioti, cioè per le persone che condividono la stessa lingua e che si conformano alla stessa visione del mondo.

La tesi naturalistica dello sviluppo empatico e altruista, composta da cerchi concentrici, è sbagliata; sarebbe assurdo allargare o limitare la solidarietà a chi forma con me il "popolo". Tuttavia questo ragionamento si basa su un inganno ancora più grave: "una comunità linguistica è così diversa dalle altre che deve necessariamente autogovernarsi politicamente". L'assenza di lingua comune in Europa impedisce un dibattito pubblico fluido e in tempo reale. Dobbiamo quindi lavorare su questo aspetto.

È vero che dipendiamo dalla lingua, senza la quale non potremmo pensare il mondo. In compenso la lingua, invece di adattare un mondo minuscolo che divide la realtà sociale, ci apre al linguaggio cioè allo strumento che ci permette di comunicare e di riflettere sui nostri molteplici condizionamenti culturali. L'apprendimento di altre lingue, la traduzione o l'adesione ai diritti dell'uomo mostrano che in tutte le lingue noi consideriamo lo stesso mondo sociale, perché dobbiamo affrontare i problemi concreti che ne derivano.

Occupiamo adesso del corollario della duplice ipotesi che abbiamo respinto: poiché siamo diversi e il nostro altruismo è limitato, dobbiamo limitare ai nostri simili le questioni di giustizia. Questa affermazione elude qualunque normatività democratica. Se le questioni che ci toccano sono sovranazionali, allora anche il quadro politico che deve risolverle deve essere sovranazionale.

In conclusione per recuperare la sovranità popolare, che oggi versa in pessime condizioni, è necessario dare vita all'integrazione politica dell'Ue attraverso un nuovo demos artificiale (quest'ultimo dovrà a sua volta dirigere la natura sempre più cosmopolita del diritto internazionale, cioè del processo attraverso il quale questo diritto – che è attualmente la base degli stati più forti e potenti – diventa anche un diritto adottato da e per i cittadini del mondo). Tuttavia che cosa possiamo fare in un momento in cui l'Ue è in difficoltà perché non ha le basi per permettere lo sviluppo di una valida democrazia transnazionale?

In questo caso dobbiamo fare ricorso al diritto per adattare intenzionalmente la realtà sociale. Per Jürgen Habermas "tutti gli aspetti della cultura umana, compreso il discorso e la lingua, sono delle costruzioni. Anche se l'essenziale della cultura ha visto la luce in modo accidentale, […] gli accordi giuridici sono le [costruzioni] più artificiali". Di conseguenza per superare le strutture culturali che ci determinano (frontiere, istituzioni, codici, lingua e così via) e per permettere alla solidarietà di superare le frontiere, è indispensabile dare più importanza al parlamento, per incoraggiare i cittadini a partecipare alla legislazione a fianco del Consiglio dell'Unione europea, e al tempo stesso creare dei veri partiti politici europei.

Autogoverno democratico

Votare per dei partiti europei significherebbe dibattere e legiferare democraticamente su molti problemi

In questo modo potremo resuscitare un progetto comune che per ora viene considerato solo nella prospettiva dei vantaggi che può dare al nostro paese e a noi stessi. Votare per dei partiti europei significherebbe dibattere e legiferare democraticamente su molti problemi. Nelle varie sfere pubbliche di attività i media tradurrebbero e diffonderebbero le informazioni tecniche fondamentali e gli interessi in gioco. Un'attiva società civile europea in grado di contribuire a riunire gli interessi individuali nello stesso quadro politico, contribuirebbe ad alimentare questa transnazionalizzazione delle sfere pubbliche.

Di fatto gli europei saranno i concittadini delle persone con i quali avremo concluso un patto, e grazie alla responsabilità (accountability) e alla reattività (responsiveness) si creeranno necessariamente dei legami di solidarietà, un sentimento di appartenenza comune caratteristico di qualunque forma di autogoverno democratico. Questo costerà poco a chi già condivide molte cose (dalle guerre mondiali a una ragione intelligente capace di affrontare i problemi in modo pratico: la tolleranza, lo stato di diritto, la democrazia, e così via). Queste sono le basi sulle quali costruire un'identità collettiva più ampia e astratta, ma abbastanza solida per un tedesco che paga le tasse per un greco.

Del resto votare per dei partiti europei dotati di un vero potere legislativo (ed esecutivo) metterebbe fine alle critiche all'Ue riguardo il suo funzionamento burocratico e liberista, e la sua natura intergovernativa (e nazionale), che sottomette i più deboli alla volontà dei più forti. Solo delle soluzioni alternative e una forma di alternanza permetteranno di vedere l'Ue non come un progetto elitario, ma come un progetto politico di cui rifiutiamo gli eccessi attuali. Un progetto non statico ma diretto da diversi partiti che devono assumersi le loro responsabilità se non vogliono passare all'opposizione.

Una redistribuzione migliore e una sovranità popolare efficace passano per il rafforzamento del demos. Per questo motivo la sinistra non dovrebbe opporsi al progetto politico europeo, ma piuttosto alla sua attuale natura monolitica.

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