Nel corso dell’assemblea degli imprenditori, il
presidente di Confindustria chiede al premier più coraggio nel taglio del cuneo
fiscale e della burocrazia. Ecco il resoconto dell'assemblea annuale, con il
discorso di Squinzi, l'intervento del ministro Guidi, i rumors interni alla
confederazione.
No alla
criminalizzazione del profitto e alla demonizzazione delle imprese, che nel
creare valore, ricchezza e innovazione presentano una profonda valenza morale e
sociale, come scriveva Luigi Einaudi. È il
grido di orgoglio che risuona nel corso dell’Assemblea pubblica annuale di
Confindustria promossa alla Sala Santa Cecilia
dell’Auditorium Parco della Musica di Roma .
UNA REALTA’ RINNOVATA
Una realtà che
annovera 150mila imprese per 5 milioni di lavoratori. E che è reduce da
un’ambiziosa opera di riorganizzazione e rinnovamento
promossa dal presidente Giorgio Squinzi.
FINE DI UN’EPOCA
All’appuntamento
odierno, come avvenuto con Mario Monti nel maggio 2012,
è assente il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. La cui mancata partecipazione al
Congresso della CGIL conferma la scelta di archiviare, anche dal punto di vista visivo e
mediatico, la concertazione tra governo e parti sociali per assumere le scelte
strategiche nel terreno economico-sociale.
BASTA LITURGIE
Un’iniziativa che
trova l’adesione del leader confindustriale, stanco delle “eterne liturgie con
le sigle sindacali” e convinto dell’urgenza di “riformare una contrattazione
collettiva di lavoro sganciata dalla realtà produttiva”. A suo giudizio la
strada da privilegiare è il ricorso al negoziato decentrato territoriale e
aziendale, in grado di ancorare le retribuzioni salariali ai risultati
aziendali grazie a una legislazione contributiva e fiscale premiante.
CAPOVOLGERE L’EUROPA
L’apprezzamento per
il risultato del voto europeo “che ha ridimensionato la minaccia populista e
distruttiva dei gruppi ostili all’Unione monetaria” non
ferma la critiche mosse dal numero uno di Viale Astronomia alle politiche
egemoni a livello comunitario. Fondate sull’applicazione delle stesse regole
per paesi più forti e le nazioni più fragili senza procedere a un’integrazione
politico-istituzionale e fiscale.
“Un cocktail
micidiale che ha accentuato il divario economico-sociale e creato profondo
malessere nel Vecchio Continente, a fronte di una ripresa del commercio
mondiale”. Per invertire la rotta, spiega Squinzi, è necessario superare il
rigore fine a se stesso e asimmetrico: “E bene ha fatto la BCE a intervenire per
rompere la spirale di deflazione e recessione”.
LE RICHIESTE AL
GOVERNO
All’esecutivo di
Matteo Renzi, che “ha ricevuto un forte e limpido mandato riformatore dalle
urne europee in coerenza con le buone misure di rinnovamento già
messe in cantiere”, il presidente degli industriali chiede di
realizzare passi coraggiosi e radicali. “Perché nel 2014 la crescita e il
livello occupazionale resteranno fermi viste le cifre su PIL, consumi,
redditi”.
Le ricette proposte
dall’associazione degli imprenditori sono le stesse da tempo. Favorire il
rilancio delle attività economiche e promuovere una moderna politica
industriale e formativa nella cornice di bilanci in ordine. Riducendo il
perimetro pubblico e rendendo lo Stato più leggero, grazie al taglio della
spesa corrente e degli sprechi e a un’innovazione della PA nel segno dell’efficienza.
SCOMMETTERE SU EXPO
2015
È questo il requisito
per spingere il tessuto produttivo italiano ad accentuare il percorso verso
l’innovazione tecnologica e l’investimento nei settori più dinamici e aperti ai
mercati internazionali. A partire dall’export del Made in Italy.
Comparto che troverà
nell’Expo 2015 una
straordinaria opportunità. Una vetrina planetaria di eccellenza mondiale per
attrarre le risorse dei gruppi stranieri nel nostro paese. È per tale ragione
che “ogni macchia su tale iniziativa è imperdonabile”.
TAGLIARE LE TASSE
Confindustria ritiene
positivo l’avvio, promosso dal governo, di una considerevole restituzione dei
debiti della PA verso le imprese fornitrici e l’intervento di riduzione del
cuneo fiscale attestato al 58 per cento: “Un regime unico in Europa, a causa
del quale lavoriamo per lo Stato fino a settembre”.
Apprezza
l’introduzione dei Minibond, la
previsione di un ruolo attivo di Cassa depositi e prestiti
e Banca europea degli investimenti per
reperire liquidità a favore delle aziende e compensare la restrizione del
credito bancario.
Ma tace riguardo al decreto fiscale incentrato
sulla riduzione dell’IRPEF per i redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti.
E sulla più timida diminuzione del 10 per cento
dell’IRAP.
UNA RIVOLUZIONE
CULTURALE
Per il leader degli
imprenditori “l’impresa non può più essere ritenuta nemica dello Stato e della
legge”. Una formulazione che si traduce nel no alla proliferazione delle norme
e a una pressione fiscale che oltrepassa di gran lunga il 60 per cento dei guadagni,
creano un rapporto perverso con i contribuenti e producendo sacche di elusione
tributaria.
Si esprime nel
rifiuto dell’intervento massiccio e invasivo della magistratura sulle scelte
industriali, dei tempi interminabili per autorizzare nuove attività economiche
e riscuotere fatture dalla pubblica amministrazione. Nell’avversione alle
rigidità sindacali fuori dal tempo, alla burocrazia elefantiaca e arbitraria
che rende i cittadini sudditi alla ricerca di privilegi e favori, alla
corruzione diffusa che non può trovare spazio in Confindustria.
Prende corpo
nell’ostilità contro l’appesantimento delle regole ambientali e dei vincoli
climatici discriminatori per le aziende europee. Contro i costi enormi per
l’approvvigionamento energetico provocati da componenti fiscali che gravano
sulle bollette per il 30 per cento in più rispetto ai concorrenti del Vecchio
Continente. Fattori che a parere di Squinzi vanificano la libertà di impresa proclamata
dall’articolo 41 della Costituzione.
QUESTIONE CONTRATTI
Ricordando come il
lavoro non si crei per decreto ma che leggi sbagliate possono ostacolarne lo
sviluppo, il numero uno di Viale Astronomia promuove il provvedimento approvato dal
governo su iniziativa del responsabile del Welfare Giuliano Poletti,
soprattutto riguardo all’apprendistato e al tempo determinato.
Molto più
sorprendente è la sua valutazione sull’idea di un contratto unico con tutele crescenti nel tempo:
“Non ne abbiamo bisogno”. La strada da intraprendere, rimarca Squinzi, passa
per la rimozione degli ostacoli che scoraggiano le assunzioni e la loro
stabilizzazione.
Per conseguire tale
scopo “non bastano gli strumenti di cassa integrazione vigenti: poco efficaci,
troppo lunghi, non favorevoli per la ristrutturazione e modernizzazione delle
imprese”. È fondamentale, osserva il fondatore di MAPEI, adottare politiche
attive per riqualificare e reintegrare nel mercato occupazionale i lavoratori
in difficoltà. Una rete moderna di ammortizzatori sociali orientati al Welfare to work.
LA RISPOSTA
DELL’ESECUTIVO
Presente
all’assemblea, il ministro per lo Sviluppo economico già vice-presidente di
Confindustria Federica Guidi tenta
di fornire risposte prospettando le iniziative messe a punto dal governo.
L’esecutivo “ritiene
l’industria manifatturiera il fulcro per la ripresa economica, che tuttavia non
può essere alterata da artificiosi incentivi pubblici e da una mentalità
dirigista”. Realizzerà una riforma incisiva delle regole esistenti sul lavoro
per attrarre investimenti stranieri. Rimuoverà i mille vincoli che ostacolano
il “fare impresa”. Prevederà agevolazioni fiscali e rafforzerà il credito di
imposta per stimolare gli investimenti produttivi e la capitalizzazione in
borsa delle aziende. Proseguirà nel processo di semplificazione del regime
fiscale barocco.
Poi, rileva Guidi,
presenterà il piano di riduzione permanente del 10 per cento della bolletta
energetica. Promuoverà un progetto capillare di ricerca degli idrocarburi e
nuove fonti energetiche anche nel Mare Adriatico, contro i veti e le
rigidità delle associazioni ambientaliste. Riorganizzerà e razionalizzerà la
rete fieristica nazionale. Rivedrà tutte le procedure burocratiche che gravano
sulle aziende.
EdoardoPetti
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