Pedro Sanchez
Castejon è il nuovo leader dei socialisti spagnoli. Nella sua prima intervista
ad,”El Pais” ha detto di ispirarsi a Felipe Gonzalez e Matteo Renzi, leader con
due qualità: essere di sinistra e riformisti. La sinistra spagnola prova a
ripartire da un giovane e poco conosciuto deputato di Madrid per provare a
vincere di nuovo e sconfiggere il populismo progressista nati dopo lo scoppio
della crisi-
PEDRO SÀNCHEZ E IL
PSOE - Un anno e
mezzo fa Pedro Sánchez Castejon era un giovane ex deputato del partito socialista
spagnolo, Psoe, che era tornato all’insegnamento universitario in
economia vista l’esclusione dal Congresso dei Deputati iberico.
Collocato all’undicesimo posto nella circoscrizione di Madrid, la
drammatica sconfitta dei socialisti di Zapatero alle elezioni dominate dal Pp
di Rajoy aveva provocato la sua esclusione per un solo seggio. Nella capitale
spagnola la sinistra riformista aveva ottenuto solo dieci mandati, un numero di
diversi seggi al di sotto delle previsioni. Rientrato in parlamento grazie alle
dimissioni di una ex ministra nominata in un’authority, Sánchez si è poco dopo
lanciato nelle prime elezioni congressuali decise direttamente dagli iscritti
nella storia del socialismo spagnolo. Una svolta nell’organizzazione del
partito favorita dall’esplosione elettorale del movimento di protesta Podemos,
la lista che ha ottenuto il successo più rilevante alle ultime elezioni
europee. Una lunga campagna elettorale lanciata sui temi del rinnovamento
generazionale e del riformismo, che ha gradualmente conquistato una formazione
politica scossa da anni di continui insuccessi, e recentemente oscurata dalla
crescita dei movimenti anti austerity che hanno ottenuto brillanti risultati
alle ultime europee. Docente universitario in Storia dell’Economia e consigliere
comunale a Madrid dopo un esordio al Parlamento europeo, Pedro Sánchez è
stato uno dei più stretti collaboratori dell’influente responsabile
dell’organizzazione del Psoe Josè Blanco. Il nuovo segretario dei socialisti
era stato eletto per la prima volta al parlamento spagnolo nel settembre del
2009, quando Pedro Solbes, il ministro dell’Economia dei governi Zapatero,
decise di lasciare anche il Congresso dopo l’esclusione dal governo. I sussulti
politici provocati dalla crisi economica hanno permesso a Pedro Sánchez
di entrare per la prima volta al Congresso dei deputati, e grazie a questi ora
il 42enne parlamentare iberico è diventato leader di una delle formazioni
socialiste più importanti d’Europa.
PEDRO SÀNCHEZ E LA CRISI DEI SOCIALISTI - Nei decenni
scorsi i socialisti hanno sempre espresso posizioni di grande rilievo
all’interno del Parlamento europeo. Il Psoe conseguiva risultati brillanti a
queste consultazioni, e la sua delegazione era una delle più numerose
all’interno della famiglia socialista europea. Nel 2014 invece la formazione
guidata da Alfredo Rubalcaba è sprofondata al 23%, il peggior risultato della
storia, un vero e proprio collasso per un partito che di solito raccoglieva
percentuali nell’ordine del 40%. La sconfitta delle elezioni europee non è
stata una sorpresa, anche se inaspettate sono state le sue dimensioni
catastrofiche. Nel 2011 i socialisti, che hanno governato la Spagna prima nel
momento di massima espansione economica, e poi durante lo scoppio della crisi
economica che ha portato al raddoppio del debito pubblico e delle
percentuali disoccupazione, sono stati espulsi dal potere con la peggior
sconfitta della storia. 3 anni fa i socialisti sprofondarono al 28,8%, perdendo
circa 4 milioni di voti rispetto alla vittoria del 2008. Nel 2012 la flessione
della sinistra riformista è continuata anche nelle regionali della Catalogna e
dell’Andalusia, due comunità autonome tradizionalmente legate al Psoe. Le
elezioni europee hanno evidenziato quanto sia profonda ancora la frattura tra
l’elettorato progressista e i socialisti ora guidati da Pedro Sánchez. Il Pp di
Mariano Rajoy ha subito un netto arretratamento, con una flessione dei consensi
di poco meno di 20 punti rispetto al risultato delle politiche, ma è rimasta
prima forza del sistema politico iberico grazie all’emorragia del Psoe. I voti
persi dai socialisti hanno portato la sinistra radicale di Izquierda Unida ai
suo massimi storici, mentre la sorpresa delle europee è stato il movimento
Podemos, la lista erede della protesta anti crisi degli Indignados.
Benchè il movimento abbia un posizionamento anti sistema di
contrapposizione all’establishment politico ed economico della Spagna non
distante dal nostro M5S, la collocazione a sinistra di Podemos è abbastanza
definita, vista l’adesione al gruppo europeo di Tsipras e l’ambizione più volte
dichiarata di essere la Syriza iberica.
PEDRO SÀNCHEZ, IL RINNOVAMENTO CONTRO IL POPULISMO -
Nella sua prima intervista da segretario del Psoe al quotidiano El Pais,
il più importante tra i quotidiani spagnoli di simpatie progressiste, Pedro
Sánchez Castejon ha enfatizzato la necessità di contrastare i populismi di
sinistra caratterizzati da alcune posizioni di Podemos, come quella di non
pagare più il debito pubblico. Il nuovo leader socialista ha però rimarcato
l’esigenza di una transizione economica che muti il corso della politica
europea di austerità, così come ha definito centrale la necessità di
rigenerazione democratica per proseguire il rinnovamento di una classe politica
screditata dalla crisi e da numerosi casi di corruzione. I due modelli citati
da Pedro Sánchez Castejon come suoi riferimenti sono Felipe Gonzales, primo
ministro socialista della Spagna dal 1982 al 1996, e Matteo Renzi. Il
segretario del Psoe non è un «rottamatore» che ha combattuto l’establishment
del partito, visto che i maggiorenti del Psoe lo hanno sostenuto al congresso
contro i suoi due avversari, Eduardo Madina, il segretario del gruppo
parlamentare, e il candidato della sinistra interna José Antonio Pérez
Tapias. Particolarmente rilevante per il suo successo è stato l’appoggio della
presidente dell’Andalusia Susana Díaz. In questa regione tradizionale
roccaforte del socialismo spagnolo Sánchez Castejon ha ottenuto il 60% delle
preferenze degli iscritti al Psoe, così costruendo uno dei margini più
importanti per la sua vittoria finale. Secondo diversi osservatori Susana Díaz
avrebbe sostenuto il nuovo segretario al fine di ottenere il suo appoggio alle
primarie aperte a tutti gli elettori per scegliere il candidato socialista alla
presidenza del governo spagnolo prima delle elezioni del 2015. Le voci su uno
scioglimento anticipato della legislatura sono però ricorrenti, come ha scritto
recentemente il quotidiano finanziario El Economista.
PEDRO SÀNCHEZ E LA
SFIDA AL PP – Mariano
Rajoy potrebbe convocare elezioni anticipate rispetto alla scadenza normale
della legislatura, ovvero novembre 2015, anche per evitare oppure oscurare il
referendum sull’indipendenza della Catalonia. I popolari al governo hanno
presentato una manovra di bilancio in chiaro deficit, con una significativa
riduzione della pressione fiscale sui redditi di persone fisiche e aziende non
coperta da tagli di spesa o aumenti di imposte indiretta. Una sfida al rigore
di Bruxelles, anche se lanciata da fedele alleato della Germania, visto che il
primo ministro iberico ha appoggiato sin dall’inizio Berlino sulla candidatura
di Jean-Claude Juncker, così come non ha mai messo in discussione il Patto
di stabilità. Pedro Sánchez Castejon, rompendo con il tradizionale europeismo
del Psoe ha consigliato ai suoi parlamentari di non votare per l’elezione di
Juncker alla presidenza della Commissione. Una scelta di chiara distinzione del
Pp, che ha suscitato numerosi dissensi interni ed esterni al Psoe. Il no
a Juncker ha rappresentato una chiara frattura con la storia di un partito che
negli ultimi quindici anni ha espresso alcuni degli esponenti più importanti
delle istituzioni comunitarie, come l’ex Mr. Pesc Javier Solana e il
commissario Almunia, prima responsabile degli Affari economici e poi
dell’ancora più centrale Antitrust. La rottura impressa da Pedro Sánchez è
stata impressa non solo per lanciare un messaggio di radicale alternativa a
Mario Rajoy, ma anche per contenere la crescita poderosa di Podemos. L’ultimo sondaggio
realizzato dalla società Demoscopia ha rilevato il primo, clamoroso, e al
momento non confermato, sorpasso di Podemos sul Psoe. In media i sondaggi
rilevano un vantaggio piuttosto solido del Pp, anche se l’opposizione
progressista, al momento divisa, ha molti più consensi dei conservatori. La
sfida del nuovo segretario è recuperare la fiducia dell’elettorato che ha
abbandonato il Psoe, il partito di governo della Spagna democratica travolto
però dalla crisi che ne sta ridefinendo il perimetro politico e sociale.
Andrea
Mollica
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