Houston, abbiamo un problema e si
chiama realtà. A
sentire il premier e i suoi adepti sembra che una volta approvata in prima
lettura la 'benedetta' riforma della Costituzione, la strada per questo strano
paese sarà in discesa. Se lasciamo lavorare in pace il mago Merlino, senza fare
i gufi e rosicare (per cosa non si è capito), tutto si metterà a posto.
Né lui né i suoi vari 'Semola' ci hanno ancora spiegato come il nuovo Senato farà crescere alberi di banconote da 500 euro per finanziare il taglio del costo del lavoro. O come l'introduzione della ghigliottina farà impennare il PIL. Chi si interroga su questa banalità diventa Anacleto, che si sganascia dal ridere mentre l'Italia precipita.
Né lui né i suoi vari 'Semola' ci hanno ancora spiegato come il nuovo Senato farà crescere alberi di banconote da 500 euro per finanziare il taglio del costo del lavoro. O come l'introduzione della ghigliottina farà impennare il PIL. Chi si interroga su questa banalità diventa Anacleto, che si sganascia dal ridere mentre l'Italia precipita.
Ma torniamo alla
realtà.
Prima delle Europee,
già ci si chiedeva dove Matteo avrebbe preso i soldi per la manovra autunnale. Lui escludeva
"assolutamente" una manovra correttiva e aggiungeva:
"Non è ottimismo
stupido, ma che fa i conti con la realtà: non diciamo che la crisi sia finita
ma i segnali della ripresa sono importanti" (Radio24, 16
maggio).
Una settimana prima
era andato 'oltre': "Le
previsioni sono un mare magnum dove ciascuno di noi fa la sua parte. Ieri Moody's ha detto che l'Italia
può crescere al 2%, altro che 0,5%" (La Telefonata di
Belpietro, 9 maggio). Ad aprile il governo dell'apprendista mago aveva
indicato lo 0.8%: una cavalcata di ottimismo.
Poi arrivano le stime
di crescita dell'ISTAT, di Confindustria, del Fondo Monetario Internazionale,
di Bankitalia. Non sono proprio in linea né con Moody's né con il DEF, anzi
sono lontane anni luce dalle previsioni del governo. Ma si sa, è un
"mare magnum dove ciascuno fa la sua parte". E il governo ha fatto la
sua.
Una settimana fa il
mago che non crede alle stime, soprattutto le sue, ci spiegava che "sarà molto difficile arrivare alla
stima dello 0,8% contenuta nel DEF". Un attimo di lucidità prima del
tracollo: "Che
la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5% non cambia niente per la vita quotidiana delle
persone" (Intervista ad Alan Friedman, 24 luglio).
Se il PIL è inutile
per noi comuni mortali, lo diventa anche nel rapporto con il debito pubblico (a
proposito, nei primi 4 mesi del 2014 è aumentato quanto in tutto il 2013) e con
il deficit. Renzi vuole
andare in Europa e "cambiare regole" come il fiscal compact o il
tetto del 3% che a quanto pare non servono a nulla.
E' notorio che alle
persone non interessino aumenti di tasse e tagli ai servizi essenziali, inevitabili senza
crescita e con l'obbligo di rientrare nel 60% del rapporto debito/PIL, che non
servirà a niente secondo la dottrina renziana, ma purtroppo per noi esiste. Qualcuno un paio di anni fa propose
Berlusconi per un premio antimafia, allora Renzi merita sicuramente il Nobel
per l'Economia.
Anche chi lo circonda
si trasforma in gufo. "Se
si utilizzano risorse provenienti da risparmi sulla spesa per
aumentare la spesa stessa il risparmio non potrà essere utilizzato per ridurre
la tassazione su lavoro". La frase è di Carlo Cottarelli, commissario per la
spending review voluto dal governo Letta. Renzi ieri lo ha liquidato:
"La spending si fa
anche senza Cottarelli". Lui fa così, ne sanno qualcosa i
senatori epurati dalla Commissione Affari Costituzionali, sostituiti da
colleghi più ottimisti.
Visto l'andazzo, chissà che Pier Carlo Padoan, ministro
dell'Economia, oggi non si sia pentito di queste parole: "La situazione economica è meno
favorevole di quello che speravamo a inizio dell'anno e questo incide sulla
crescita e sui conti pubblici di tutti i Paesi. Questa situazione richiede
ancora di più uno sforzo a livello nazionale ed europeo per sostenere la
crescita". Un ministro del Tesoro che crede ancora al PIL e
parla di conti pubblici? Un'altra
ammissione, che risale a due settimane fa ed è rimasta sotto traccia, potrebbe
costargli cara: "I
tagli del cuneo fiscale (i famosi 80 euro, ndr) saranno resi permanenti con la
legge Stabilità". Saranno?
Ma il 18 aprile il futuro Nobel per l'Economia non aveva garantito che "il
taglio delle tasse è strutturale"? Stai a vedere che
Padoan è un altro rosicone.
In attesa di capire
se il ministro ha le sembianze di un gufo, il favorito per sostituire
Cottarelli è Yoram
Gutgeld: deputato alla prima legislatura, considerato il 'guru'
economico di Renzi. E se tanto mi da tanto, ci siamo giocati anche la spending
review.
Claudio Forleo
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