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domenica 10 agosto 2014

ISIS: chi può sconfiggere gli islamisti? il ruolo dei curdi in questo conflitto


Venerdi 8 agosto il pentagono ha iniziato una serie di attacchi aerei contro le roccaforti dell'ISIS utilizzando droni Predator e aerei F-18. Nel frattempo aiuti umanitari sono stati lanciati dall'aviazione americana per aiutare le decine di migliaia di sfollati iracheni diretti verso le montagne curde.

Prima dell'intervento militare degli Stati Uniti, l'avanzata dell'ISIS era ostacolata da due schieramenti: l'esercito iracheno e i guerriglieri curdi, o Peshmarga, termine che tradotto letteralmente significa: "coloro che affrontano la morte". Dal mese di giugno l'esercito iracheno ha subito una sconfitta dopo l'altra, dimostrando la totale incapacità del Governo locale di organizzare una valida difesa contro i miliziani dell'ISIS. Particolarmente scottante è stata la sconfitta della seconda divisione durante la campagna condotta dagli jihadisti per la conquista di Mosul e Tikrit. In quell'occasione i soldati iracheni abbandonarono queste città attraverso una rapida ritirata, senza neanche tentare di difenderle. Molti esperti puntarono il dito contro lo scarso addestramento, l'equipaggiamento obsoleto e in generale la cattiva allocazione delle risorse da parte di Baghdad.

Le milizie curde, invece, pur avendo sofferto numerose perdite a causa degli attacchi degli jihadisti, continuano a battersi con vigore contro i guerriglieri dell'ISIS. Perché, dunque, gli Stati Uniti hanno deciso solo adesso di fornire fuoco di copertura ai Peshmarga? Ciò dipende essenzialmente dalle pretese indipendentiste dei curdi. Il Kurdistan, infatti, è considerato a livello internazionale una nazione, in quanto abitato da una popolazione che presenta caratteristiche condivise quali la lingua, una storia comune, dei simboli di riferimento. La stragrande maggioranza della popolazione del Kurdistan, tuttavia, auspica la creazione di uno Stato indipendente per i circa 30 milioni di curdi che abitano in quest'area.

In questo contesto gli Stati Uniti hanno il timore che aiutando eccessivamente le milizie curde queste possano, una volta respinta la minaccia dell'ISIS, rivolgere le armi contro il governo di Baghdad, al fine di vedersi riconosciuta la propria indipendenza. Ciò che è interessante notare è che i curdi hanno stretto da tempo ottimi rapporti con gli Stati Uniti, verso i quali hanno maturato una certa riconoscenza da quando nel 1991 gli USA sono intervenuti contro Saddam e la sua politica di genocidio. Filo-occidentali e decisamente democratici, se comparati con altri governi presenti in Medio Oriente, i curdi rappresentano l'unica vera speranza contro la dominazione dell'Iraq da parte dell'ISIS. Il Primo ministro iracheno, al-Maliki, sembra essersi reso contro di questa situazione. Da diversi giorni, infatti, l'aviazione irachena sta fornendo fuoco di copertura ai Peshmaraga impegnati in battaglia contro gli jihadisti. 

Per quale motivo, dunque, gli Stati Uniti non forniscono maggior supporto ai guerriglieri curdi? Una risposta evidente è stata fornita dal Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, il quale ha negato ai curdi la fornitura di aiuti militari invitando i guerriglieri Peshmaraga ad agire congiuntamente all'esercito iracheno. Gli USA, in altre parole, stanno cercando di mantenere unito l'Iraq, sapendo che un'eventuale indipendenza del Kurdistan causerebbe una degenerazione della crisi irachena, trasformando questo Stato in una seconda Somalia. Allo scopo di realizzare questo obiettivo, Mr. Obama si è mosso anche sul fronte economico, introducendo sanzioni per quelle aziende che acquistano petrolio venduto esclusivamente dai curdi. 

La possibilità che i curdi decidano di approfittare di questo momento per ottenere l'indipendenza del Kurdistan non è remota. La Siria, infatti, è sconvolta da 3 anni di guerra civile, che la rendono un terreno ideale per una simile rivendicazione. 

I curdi turchi, nel frattempo, stanno negoziando con il Governo locale per il riconoscimento della propria indipendenza. In Iraq, come abbiamo visto, le regioni settentrionali sono controllate quasi totalmente dall'ISIS che condivide un confine di 600 km con i curdi. Solo l'Iran, dunque, rappresenta un serio ostacolo alla creazione di uno Stato curdo. A ciò bisogna aggiungere che non è la prima volta che nazionalisti curdi cercano di costituire uno Stato indipendente. Nel 1946 venne fondata la Repubblica del Kurdistan, che fu tuttavia conquistata dopo pochi mesi dall'esercito iraniano. Un famoso Peshmaraga, chiamato Mustafa Barzani, guidò una campagna militare nell'Iraq settentrionale tra il 1961 e il 1970 ma senza avere successo. Nel 1983 Massoud Barzani, figlio di Mustafa, guidò nuovamente i curdi nella loro guerra di indipendenza dall'Iraq. La risposta di Saddam fu il tragico genocidio di cui abbiamo già parlato. A partire dal 2003, cioè dopo la Seconda guerra del golfo, l'Iraq è stato organizzato come uno Stato federale, in cui il Kurdistan iracheno gode di autonomia politica, economica e militare.

Gli Stati Uniti, dunque, temono che il momento in cui i curdi dichiareranno la loro indipendenza si stia avvicinando. D'altra parte i Peshmaraga rappresentano l'unica speranza di salvezza contro l'ISIS. Qualora gli attacchi aerei condotti dagli USA non dovessero essere sufficienti, Obama dovrà decidere se aiutare militarmente le milizie curde, con tutti i rischi connessi, oppure supportare unicamente il governo iracheno, il che potrebbe determinare la realizzazione di uno scenario drammatico: la totale conquista dell'Iraq da parte dell'ISIS.

(Stefano Consiglio)

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