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mercoledì 6 novembre 2013

PALESTINA - «Yasser Arafat è stato avvelenato da polonio»


La relazione svizzera fornisce le prove dell'avvelenamento. Il padre della Palestina forse venduto da uno dei suoi.

Dopo 10 anni di mistero, mentre i palestinesi piangono ancora la morte del loro leader, sembra essere arrivato a una svolta il giallo sulla morte di Yasser Arafat: l'ex presidente dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) è stato «molto probabilmente» avvelenato dal polonio.
Un rapporto di un laboratorio svizzero incaricato degli esami ha registrato livelli di polonio 18 volte superiori alla norma sul corpo dell'ex leader palestinese, morto l'11 novembre 2004.
Lo studio di 108 pagine del centro di medicina legale dell'università di Losanna, pubblicato da al Jazeera, ha scoperto livelli innaturali di polonio nelle ossa di Arafat, in particolare nelle costole e nel bacino, e nel suolo macchiato con i suoi organi in decomposizione.
RAPPORTO CONSEGNATO ALLA VEDOVA. Gli scienziati svizzeri, coadiuvati da un team di colleghi francesi e russi, ha ottenuto i campioni lo scorso novembre quando il corpo di Arafat è stato riesumato da un mausoleo a Ramallah.
«È morto a causa di avvelenamento da polonio», ha detto togliendo ogni dubbio lo scienziato inglese Dave Barclay ad al Jazeera.
Suha Arafat, vedova dell'ex leader palestinese, ha ricevuto una copia del rapporto e ha affermato: «È come se mi avessero appena detto che è morto».
PROBABILE CONGIURA INTERNA. Lo studio ha esaminato solo cosa ha ucciso Arafat, ma non come e quando sia stato avvelenato.
Certo, però, che non sarebbe potuto succedere senza la compiacenza di uno dei suoi uomini: era impossibile avvicinarsi ad Arafat senza passare attraverso le sue guardie del corpo, ed è noto che l'ex leader palestinese mangiasse solo una volta al giorno, un pasto preparato sempre dallo stesso ristorante di Ramallah. Facile dunque ipotizzare che qualcuno abbia venduto Arafat.
Una congiura in pieno stile.

Cominciò a sentirsi male dopo aver mangiato


Nell'ottobre 2004, verso la fine della seconda intifada, Arafat era rinchiuso da più di due anni nel suo compound presidenziale di Ramallah, che le truppe israeliane avevano circondato e in parte raso al suolo.
Era anziano, ma i suoi rapporti medici dimostravano che «era in buona salute e non in presenza di fattori di rischio particolari», afferma il rapporto svizzero.
La sera del 12 ottobre, si sentì male quattro ore dopo aver mangiato. Sulla base dei sintomi (nausea, vomito e dolore addominale) il suo medico personale inizialmente gli diagnosticò un'influenza.
DAI DOLORI ALLA MORTE. Ma la sua salute peggiorò rapidamente e alcuni medici egiziani e tunisini volati a visitarlo non riuscirono a individuare l'origine della sua malattia.
Trasportato d'urgenza in ospedale a Parigi, Arafat cadde rapidamente in uno stato di coma e morì l'11 novembre all'età di 75 anni.
NESSUNA AUTOPSIA. I medici dell'ospedale Percy non effettuarono l'autopsia, né rilasciarono la cartella clinica, facendo aumentare le speculazioni sulla rapida scomparsa di Arafat. Molti funzionari palestinesi vicini all'ex presidente dell'Olp hanno sempre sostenuto che fosse stato avvelenato. Il governo israeliano, nemico di Arafat, ha sempre respinto le accuse di un proprio coinvolgimento nella vicenda.
TRACCE DI POLONIO SUI VESTITI. Nel 2011 la vedova di Arafat diede ad al Jazeera accesso alle cartelle cliniche complete del suo defunto marito e un sacchetto dei suoi beni, compresi gli indumenti che indossava durante i suoi ultimi giorni.
I test condotti dagli scienziati svizzeri che hanno rilasciato il nuovo rapporto hanno trovato livelli elevati di polonio-210 nelle macchie di sangue, sudore e urina sui vestiti di Arafat.

Il polonio è un elemento chimico molto raro e letale


Il polonio è un metalloide grigio-argenteo che si trova nei minerali di uranio. L'isotopo polonio-210 emette particelle alfa altamente radioattive.
Non rappresenta un rischio per la salute umana finché rimane al di fuori del corpo. Ma una dose di 0,1 microgrammi (delle dimensioni di un granello di polvere e pesante meno di un milionesimo di un fiocco di neve) è fatale se ingerita con alimenti o liquidi o inalato in aria contaminata.
IL CASO LITVINENKO. Il caso più famoso di avvelenamento da polonio riguarda Alexander Litvinenko, l'ex ufficiale del Kgb, diventato dissidente con asilo politico a Londra.
Litvinenko morì nel novembre 2006, tre settimane dopo l'incontro con alcuni russi, tra cui un ex ufficiale del Kgb. Un pubblico ministero britannico sostiene che i russi abbiano avvelenato Litvinenko mettendo il polonio-210 nel suo tè.
Il polonio-210 è estremamente raro e sarebbe difficile da ottenere senza l'aiuto di un governo o l'accesso a un reattore nucleare. Si richiede anche un notevole know-how scientifico per gestirlo in modo sicuro. Solo circa 100 grammi si producono ogni anno, quasi tutti in Russia.

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