Pensare Globale e Agire Locale

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mercoledì 13 novembre 2013

ITALIA - Il vero ladro non è l’evasore…


A prescindere dal fatto che nel fenomeno dell’evasione più che di italiani “furbi” (espressione che, per dirla con Mughini, aborro) si dovrebbe parlare di Stato “coglione”, che non riesce nemmeno a verificare quanto ricava veramente un ristorante o un semplice idraulico, vorrei dire che, checché se ne dica, chi non paga le tasse non ruba.

No, non “ruba allo Stato” affatto, non ”sottrae denaro al fisco”: soltanto se partissimo dal presupposto che tutti i mezzi di produzione appartengono allo Stato, come accadeva nei regimi comunisti, l’evasione sarebbe da considerare un furto che i cittadini compiono appropriandosi di parte del patrimonio pubblico.

Infatti dal punto di vista giuridico e morale può essere considerato “furto” solo l’appropriarsi, in modo illecito, di beni altrui e sono i cittadini (e non lo Stato) i legittimi proprietari di ciò che producono col loro lavoro (John Locke docet!).Ergo: le tasse non versate allo Stato non possono essere considerate un “furto”, poiché, ovviamente, nessuno può rubare a sè stesso in quanto si tratta di cespiti che, in assenza del fantomatico ”ladro” (cioè l’evasore) non sarebbero mai stati prodotti e sui quali, di conseguenza, il fisco non avrebbe mai potuto vantare alcuna pretesa. Addirittura si capovolgono le parti: non è l’evasore a sottrarre denaro dell’erario, ma è lo Stato che sottrae risorse, con la coercizione, alla disponibilità dei loro legittimi proprietari attraverso le imposte, che divengono una sorta di estorsione legalizzata!Chi non paga le tasse ruba forse agli altri cittadini i quali, come si sostiene molto superficialmente, sarebbero costretti a pagare imposte sempre più pesanti, proprio a causa dell’evasione?

Questo potrebbe essere vero solo a condizione che le imposte fossero delle ”quote fisse” di spese da ripartire fra i cittadini, spese decise col consenso degli stessi cittadini che se ne accolleranno l’onere, come se lo Stato fosse una sorta di grande condominio. In realtà non avviene così: le imposte, sempre crescenti, sono decise dai politici per finanziare spese pubbliche (molto spesso autoreferenziali, per dirla con un eufemismo) in continuo aumento, i cui costi vengono scaricati sui cittadini. L’evidenza empirica mostra, al contrario, che non c’è nessuna correlazione fra il livello di tassazione eil livello di evasione, tanto che 30 anni fa la pressione fiscale era al 31% del Pil al netto del sommerso, mentre oggi ha raggiunto il 55% del Pil al netto del sommerso, nonostante la quota di economia “nera”  sia un fenomeno in costante, anche se lieve, diminuzione, scendendo dal 21% del 2000 all’attuale 17% del prodotto interno lordo (dati ISTAT). Ruba forse perché impedisce alla pubblica amministrazione di far funzionare scuole ed ospedali?

No: lo Stato ha già abbastanza soldi, anche troppi, e che gli italiani, al di là dei luoghi comuni più vieti, sono tra i maggiori pagatori di tasse nel mondo, avendo versato, nel solo 2012, secondo i dati dello stesso Ministero dell’economia, ben 752 miliardi fra imposte dirette, imposte indirette e contributi sociali, “spintaneamenti” pagati “automaticamente” mese per mese dai sostituti d’imposta come i datori di lavoro e le aziende, costretti obtorto collo a fare i gabellieri per lo Stato (e, per di più, gratis!) effettuando le ritenute su stipendi e compensi e “segnalando” al Fisco i loro clienti e fornitori. Lo Stato, da solo, andando a cercarsi le tasse “porta a porta”, riesce a procurarsi non più di 13 miliardi, con la cosiddetta “lotta all’evasione” (quasi fosse un surrogato della lotta di classe, non più à la page).

di Alessandro Spanu in Prima pagina

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