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domenica 4 novembre 2012

TUNISIA - I giornalisti tunisini in sciopero contro il potere islamico

Le redazioni del paese nordafricano contestano: il nuovo regime politico, in quanto a libertà di stampa e d'opinione, somiglia pericolosamente al vecchio.

In Tunisia i sindacati dei giornalisti hanno deliberato lo sciopero generale. La ragione del gesto è da vedersi nelle nomine, a capo degli organi di stampa, di dirigenti vicini al partito islamico Ennhada: in particolare la nomina di Lofti Touati, ex commissario di polizia ormai diventato direttore sia di Assabah, quotidiano in lingua araba, che del francofono Le Temps, ha scatenato vive contestazioni nelle redazioni di entrambi i giornali. Stesse proteste alla televisione privata Tounsia, il cui direttore è stato arrestato. La libertà di stampa e di opinione, slogan della Rivoluzione tunisina del 2010-2011 che ha inaugurato la cosiddetta Primavera araba, è nel mirino del nuovo regime politico che si è instaurato in Tunisia. Una deriva inquietante per la corrente democratica, incarnata da figure come la celebre giornalista e blogger Amira Yahyaouri, cofondatrice dell'organizzazione non governativa per i diritti in Tunisia Al Bawsala, che fa il punto della situazione.

Amira Yahyaouri, in che modo la libertà di stampa e d'opinione sono minacciate in Tunisia?
La maggioranza al potere, in particolare il partito Ennhada, ha ingaggiato una campagna contro la stampa tunisina, accusata di avere a suo tempo strizzato l'occhio al potere di Ben Ali al solo scopo di obbligarla, oggi, a sostenere il nuovo potere islamico. Attraverso la volontà di controllare una stampa che, dopo la caduta della dittatura, ha scoperto l'indipendenza, si intende attaccare il fondamento stesso della rivoluzione. Il mestiere di giornalista in questo Paese è estremamente precario, ma anche pericoloso. Reporters Sans Frontières denuncia regolarmente attacchi alle redazioni, licenziamenti improvvisi, pressioni cui i giornalisti vengono sottoposti. Con grande coraggio le redazioni di Assabah e Le Temps stanno seguendo in questi giorni uno sciopero della fame per denunciare la nomina del loro nuovo direttore, un ex commissario di polizia. La dittatura di Ben Ali che controllava con il pugno di ferro la stampa e le televisioni è caduta, c'è stata la rivoluzione, ma la libertà e l'indipendenza dei media non sono ancora arrivate.

Questa latitanza, secondo lei, è un segno dell'autoritarismo del potere islamico attuale?
Nel corso della storia, le battaglie per la libertà e la democrazia sono sempre state vinte con una stampa libera e indipendente, elemento indispensabile contro l'avvento di una dittatura. Ovvio che noi non abbiamo ancora una stampa completamente indipendente, ma ora abbiamo finito con la propaganda. L'ultima generazione di giornalisti di grande talento, tra cui molte donne, è la prova di un notevole dinamismo. E molti sono i potenti che vedono nei giornalisti tunisini un pericolo.

I giornalisti erano considerati un pericolo, da controllare e da manipolare, anche sotto il regime di Ben Ali.
Esattamente: è lo stesso sistema. Il potere islamico sfoggia una serie di intenti doppi quando non multipli. Vuole un'eguaglianza tra uomo e donna del tutto relativa e, allo stesso modo, intende una altrettanto relativa libertà di stampa. Tutto ciò si riassume nella medesima logica impiegata dal vecchio regime: tutto è limitato, non esiste una vera libertà. Oggi, in Tunisia, si assiste alla lotta tra chi vuole che il Paese arretri e chi invece guarda avanti, al progresso. E quelli che vogliono far tornare indietro la Tunisia non hanno nessun interesse ad avere una stampa libera e indipendente.

Caroline Laurent-Simon
Articolo originale su Elle, traduzione di Belinda Malaspina

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