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giovedì 22 novembre 2012

IRLANDA - La cattolica Irlanda verso il sì all'aborto

Dopo la morte di una donna a cui era stato impedito di abortire, l'opinione pubblica preme affinché sia riconosciuto il diritto di interrompere la gravidanza.

Il caso di Savita Halappanavar, la trentunenne indiana morta di setticemia in Irlanda dopo che le è stato negato di abortire, ha inevitabilmente acceso il dibattito sull'interruzione di gravidanza. La vicenda ha provocato un incidente diplomatico tra Irlanda e India. L'ambasciatore indiano Debashish Chakravarti ha affermato che la donna sarebbe ancora viva qualora fosse stata curata in un ospedale indiano e che l'episodio ha provocato forti turbamenti nella comunità indiana in Irlanda e Regno Unito. Lo stesso Times of India in un editoriale scrive che il divieto di abortire ha portato via una vita e si domanda come il bando all'interruzione di gravidanza possa conciliarsi con una visione pro-life.
Nel frattempo il movimento pro-choice irlandese si sta mobilitando, e subito dopo la notizia della morte di Savita duemila persone si sono radunate davanti al parlamento per ottenere una legge più permissiva sull'interruzione di gravidanza; altre proteste sono state organizzate nel Regno Unito, in Belgio, a New York, a New Delhi ed a Bangalore. A Dublino 20mila persone hanno marciato sino al parlamento scandendo lo slogan «Mai più». I dimostranti pro-choice sono stati osteggiati da alcuni attivisti anti-aborto. Sul manifesto di uno di questi si poteva leggere: «Milioni di bambini innocenti non ancora nati devono essere sacrificati a satana per la morte di una donna?». Gli irlandesi pro-choice sono scesi in piazza anche a Galway, Cork, Ennis, Clonakilty, Carlow, Limerick, Letterkenny, Kilkenny e Sligo.

Il padre di Savita si è rivolto pubblicamente al capo del governo Enda Kenny: «Signore, la prego di cambiare la sua legge e di prendere in considerazione l'umanità. La prego di cambiare la legge sull'aborto che aiuterà a salvare la vita di tante donne in futuro». Il senatore irlandese David Norris ha chiesto al governo di pubblicare «immediatamente» il rapporto sulla riforma della legge sull'aborto: «Lo stiamo aspettando da venti anni - ha ricordato Norris -, da quando cioè in seguito al "caso X" si è stabilito che le donne potevano abortire se le loro vite erano in pericolo». Il "caso X" riguarda la decisione del 1992 dell'Alta Corte di Dublino che ha vietato ad una quattordicenne incinta dopo uno stupro di partire per il Regno Unito per abortire. In quel caso la Corte affermò che l'interruzione di gravidanza era consentita solo in caso di pericolo per la vita della madre. Anche allora migliaia di persone avevano manifestato chiedendo che la ragazza fosse libera di andare in Gran Bretagna.

In Irlanda nel frattempo è cambiato l'atteggiamento nei confronti dell'interruzione di gravidanza e la maggior parte dei cittadini sono a favore della legalizzazione. L'attivista pro-choice Goretti Horgan evidenzia sul Guardian che l'aborto ormai è parte integrante delle donne irlandesi e l'opinione pubblica è principalmente pro-choice: «Nessun referendum ha mai offerto agli irlandesi la possibilità di votare per una legislazione meno restrittiva sull'aborto. Eppure, nel 2004, un sondaggio da parte dell'agenzia governativa sulla gravidanza ha rilevato che il 90 per cento delle persone tra i 18 e i 45 anni di età era a favore dell'aborto in determinate circostanze, mentre il 51 per cento delle donne pensava che dovrebbero avere il diritto di abortire». L'attivista riferisce che ci sono state già altre donne morte per non aver potuto abortire, come Sheila Hodges e Michelle Harte, a causa di un cancro aggravato dalla gravidanza, ma nessuno di questi casi è emotivamente forte come quello di Savita.

Un referendum del 1992 ha garantito alle irlandesi di poter espatriare per abortire e Horgan scrive che «a seguito di ciò, il numero di donne che viaggiano in Inghilterra è passato da 4.402 nel 1993 a 6.673 nel 2001. I numeri si sono poi ridimensionati grazie ad una campagna del governo per promuovere la contraccezione». Ovviamente sono costrette ad andare all'estero per abortire anche le donne che sono state stuprate. L'attivista continua: «I termini del dibattito si sono trasformati. In programmi tv è possibile sentire donne che telefonano per raccontare come hanno raccolto il denaro per viaggiare per un aborto, e per chiedere il motivo per cui non è possibile ottenere di abortire qui. All'inizio di quest'anno, quattro donne sono apparse sulla tv irlandese più seguita chiedendo perché fossero state costrette ad andare in Inghilterra per terminare la gravidanza, malgrado fosse stato detto loro che il feto non poteva vivere dopo la nascita. Molte donne irlandesi della classe operaia non possono permettersi di pagare un aborto privato in Inghilterra: acquistano pillole su internet e si auto-procurano l'aborto».

È chiaro che il governo irlandese dovrà offrire alcune risposte sia all'opinione pubblica che alla comunità internazionale: alcuni ministri e membri del partito di maggioranza Fine gael si sono espressi a favore di una riforma in materia. L'attuale legge sull'aborto è stata criticata anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e da 53 europarlamentari di quindici diversi paesi europei, che hanno scritto una lettera al capo del governo irlandese Enda Kenny.

La questione pone al centro del dibattito anche la Chiesa cattolica irlandese che si oppone ad ogni cambiamento della legge: «I fatti ci dimostrano che in realtà abbiamo uno dei più bassi livelli di mortalità materna nel mondo, il che significa che le pratiche che abbiamo stanno producendo i risultati che dobbiamo rispettare», ha detto l'arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin.
Nonostante la Chiesa cattolica sia ancora molto influente il suo peso è sensibilmente diminuito anche a causa degli scandali di pedofilia in cui è stata coinvolta. Inoltre, pur essendo l'Irlanda un Paese fortemente cattolico, la contraccezione è ampiamente diffusa, dal 1996 è possibile divorziare e dall'anno scorso sono legali le unioni civili anche per le coppie dello stesso sesso.

Cagliostro

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