Oggi siamo tutti un
po’ choosy. Nel senso che storciamo il naso a sentire un ministro del Lavoro
invitare i giovani a essere meno schizzinosi nello scegliere un “posto”.
Neanche fossimo costretti a mandar giù il piatto che odiamo di più al mondo,
neanche dovessimo spalare letame ciclicamente come intrappolati nel peggiore
dei gironi danteschi. Il nostro girone, fatto apposta per noi, i giovani che si
sentono choosy. Perché dopo aver sorriso a comando al capo di turno e poi
grazie ti faremo sapere, dopo aver mangiato stage gratuiti e pacche sulle
spalle, dopo aver sgobbato le notti come cameriere per sbarcare il “lunario
garantito” da precario vita natural durante mi sono chiesto tra me e me: non è
che il problema sono io? Non è che la Fornero ha ragione? Non è che sono troppo
choosy? E allora alle lacrime e sangue, già versate come il ministro ha chiesto
illo tempore, ho mandato giù anche qualche senso di colpa.
Poi vedo una foto
scolorita di Steve Jobs intento a trafficare nel garage dei genitori con il suo
Apple e tutto mi è tornato un po’ più chiaro. Ripenso al discorso fatto ai
neolaureati di Stanford, un invito per tutti ad inseguire un traguardo, un
successo, con dedizione e talvolta rischiando. L’enfant prodige di Cupertino
disse: “Stay hungry, stay foolish”. Altro che “choosy”. Non disse
accontentatevi del primo lavoro in nero e sottopagato che vi offrono, non disse
volate basso perché qui in alto siamo già troppi, non ci condannò alla
mediocrità dell’essere precari bamboccioni che neanche ci provano a cambiare le
cose. Bene. Sono talmente choosy da sognare un ministro del Lavoro come Steve
Jobs.
Lucio Filipponio
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