ANTON
COSTAS 19 ottobre 2012 EL
PERIODICO DE CATALUNYA Barcellona
Ieri a Bruxelles è cominciato il
nuovo vertice europeo. Si deciderà il primo ministro Mariano Rajoy a chiedere
il secondo salvataggio dell’economia spagnola? È una domanda da un milione di
euro. A rischio di dover rettificare domani mattina, azzardo una previsione:
non lo farà.
Il motivo a mio parere non è che
Rajoy è un indeciso che passa il tempo a sfogliare le margherite, come hanno
detto in molti. La ragione più plausibile è un’altra: il primo ministro ha
capito che sul salvataggio della Spagna si sta giocando una mano di poker, un
gioco in cui è fondamentale sapersi nascondere, sfruttare al meglio le carte
che si hanno in mano e costringere gli altri giocatori a mostrare le loro. In
questo senso sono convintissimo che nessuno scoprirà il suo gioco durante il
vertice.
In Spagna molte persone (soprattutto
tra le élite finanziarie) sono convinte che il paese non abbia alcuna carta da
giocare, e che sia arrivato il momento di chiedere un aiuto economico.
Lasciando stare il fatto che molti di loro difendono il salvataggio perché
avrebbe un effetto positivo sui loro affari e sanno che non dovrebbero pagarne
le conseguenze, sono convinto che la Spagna una carta da giocare ce l'abbia
eccome.
Ci sono molti motivi per criticare
la gestione della crisi da parte del governo, ma in questo caso lasciatemi
spezzare una lancia a favore dell’esecutivo. Rajoy sa che può giocarsi la carta
del salvataggio ma ha capito che prima di mostrarla deve costringere gli altri
giocatori a scoprire le loro: l’unione bancaria europea, il nuovo fondo di
salvataggio, l’intervento della Bce e il controllo dei bilanci nazionali.
La Germania non vuole giocarsi la
carta dell’unione bancaria (probabilmente perché le sue banche somigliano a una
forma di groviera) e preferisce puntare sul controllo dei bilanci nazionali da
parte di un super ministro europeo. La Francia si oppone perché non gradisce
l’egemonia tedesca, e chiede che prima si realizzi l’unione bancaria. In questa
nuova guerra franco-prussiana Parigi e Berlino si scambiano calci, che però
finiscono sempre sul nostro posteriore.
Di fatto l'aumento dello spread,
ovvero il sovrapprezzo che il tesoro spagnolo deve pagare per finanziarsi, non
è soltanto una conseguenza della cattiva salute economica della Spagna, ma
anche della guerra franco-tedesca che minaccia la sopravvivenza dell’euro. Una
parte di questo sovrapprezzo deriva dal fatto che gli investitori temono che
l’euro sia vicino alla fine. Quando Mario Draghi ha dichiarato che la Bce è
disposta a fare di tutto per salvare la moneta unica lo spread spagnolo è
calato nettamente, e questo è un chiaro indizio dell’effetto contagioso
dell’euro.
Tuttavia la Bce ha messo in chiaro
che prima di intervenire vuole una richiesta ufficiale degli interessati. È
come se un ospedale pubblico, la cui funzione è agire autonomamente in caso di
epidemia, pretendesse che siano i malati a chiedere il suo intervento. Non ha
molto senso. D'altra parte ancora non si sa come funzionerà il nuovo fondo di
salvataggio europeo e quale sarà la sua potenza di fuoco.
La situazione, a questo punto, è
abbastanza chiara: è in corso una complessa mano di poker. La Spagna non deve
mostrare la sua carta prima che lo facciano gli altri. Ma comunque vada di
sicuro la resa dei conti non avverrà durante questo vertice. (Traduzione di Andrea
Sparacino)
Commento
Ostaggio di Parigi e Berlino
“Il salvataggio della Spagna inasprisce il
braccio di ferro tra la Germania e la Francia”, titola El País
all’indomani della prima giornata del Consiglio europeo:
Il salvataggio è là, dietro l’angolo,
sostanzialmente pronto e bloccato in attesta del calendario elettorale di
qualche paese […] Ma la Spagna esita a compiere il passo decisivo, perché
Berlino continua a essere la grande paura di Rajoy. L’esecutivo tedesco vuole
avere un asso nella manica sulle condizioni dell'intervento, per poter stringere
la vite o allentarla (come chiede Madrid).
Secondo il quotidiano l’aiuto alla Spagna è
anche una nuova fonte di frizioni tra Francia e Germania. Il presidente
François Hollande ha accusato la cancelliera Angela Merkel di voler rinviare al
2014 la realizzazione dell’unione bancaria “per interessi elettorali” in vista
delle elezioni tedesche dell’autunno 2013.
In quasi tutti gli ambiti ci sono divergenze
tra Parigi e Berlino. La Francia vuole un salvataggio immediato della Spagna;
la Germania vuole aspettare. La Francia vuole che l’accordo di giugno
sull’unione bancaria sia rispettato alla lettera: la Germania è riuscita a far
prevalere la sua interpretazione. E così all’infinito. L’arrivo di Hollande ha
riportato un certo equilibrio nei rapporti di forza in Europa, ma ora l’euro è
diventato una specie di campo di battaglia economico da cui la Germania è
chiaramente uscita vincitrice.
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