La Germania e i diritti dei magnaccia
Vista la
propaganda martellante condotta soprattutto dai partiti di destra, ma con
consensi bipartisan, per l'abrogazione della legge Merlin e il ritorno alla
regolamentazione della prostituzione, pensiamo
che sia quantomeno doveroso informarsi di cosa si dice in quei paesi che hanno
regolamentato e su come funziona realmente lì il sistema.
Promuovendo
il loro referendum, Angelo Alessandri e Matteo Iotti di Progetto Reggio e Luca
Vezzani del Pdl ci assicurano: ''Una proposta referendaria che è anche una
battaglia di civiltà che cerca di affrontare il tema della prostituzione ed i
problemi ad essa inerenti in modo concreto. La riapertura delle 'case chiuse' e
la loro regolamentazione permette innanzitutto di stroncare il racket della
tratta di queste ragazze, evitando forme di schiavitù, e facendo in modo che
anche le prostitute possano godere di diritti. In questo modo 'papponi' e
'magnaccia' perderanno il loro lavoro e la possibilità di vessare le ragazze sotto
la loro protezione''.
Di diverso
avviso sembra il quotidiano tedesco Der Spiegel
Bordello Germania. Come lo Stato incoraggia la tratta delle donne e la prostituzione
Der Spiegel, 26 maggio 2013
Quando la
Germania, più di un decennio fa, ha legalizzato la prostituzione, i politici
speravano che ciò creasse migliori condizioni e concedesse maggiore autonomia
alle sex workers. Ma le cose non sono andate così. Lo sfruttamento della
prostituzione e la tratta rimangono problemi gravi.
1 Come è fallita la legalizzazione
della prostituzione
Sânandrei è
un villaggio povero della Romania, composto di case scalcinate e di sentieri
fangosi. Circa l'80% dei suoi abitanti più giovani è disoccupato e una famiglia
può ritenersi fortunata se possiede un orto dove coltivare patate e legumi.
Alina è in
piedi sulla soglia della casa dei suoi genitori, una delle più vecchie di
Sânandrei. Indossa stivali di pelliccia e jeans. Parla del motivo per cui ha
voluto abbandonare questa casa quattro anni fa, all'età di 22 anni. Parla di
suo padre, che beveva e picchiava sua moglie, e abusava anche della figlia.
Alina non aveva né soldi né lavoro.
Ha sentito
parlare delle possibilità offerte dalla Germania dal fidanzato della sua amica.
Ha appreso che là una prostituta poteva facilmente guadagnare 900 Euro al mese.
Alina ha
iniziato a pensarci. Qualsiasi cosa le sembrava meglio che restare a
Sânandrei.<< Pensavo che avrei avuto la mia stanza, il bagno e pochi
clienti>>, dice. Nell'estate del 2009, lei e la sua amica sono salite
sull'auto del fidanzato di quest'ultima e hanno attraversato l'Ungheria, la
Slovacchia e la Repubblica Ceca fino a raggiungere la capitale tedesca - non il
quartiere de Mitte collegato al centro, ma un luogo sito nelle vicinanze
dell'aeroporto di Schönefeld, un locale il cui nome rivelava molto del proprietario: "Airport Muschis" ("Le fighe
dell'aeroporto"). La specialità di questo bordello era il sesso a
tariffa fissa. Per 100 Euro un cliente poteva scopare per quanto tempo voleva e
con quante donne desiderava.
E' successo
tutto molto velocemente, spiega Alina. C'erano in quel posto altri Romeni che
conoscevano l'uomo che le aveva portate lì. Hanno detto ad Alina di svestirsi e
le hanno fatto indossare lingerie trasparente. Soltanto qualche ora dopo il suo
arrivo, si trovava ad accogliere i suoi
primi clienti. Quando non si mostrava abbastanza gentile con la clientela, i
Romeni le riducevano il salario.
I clienti
berlinesi pagavano all'ingresso. Molti assumevano droghe per migliorare la
performance sessuale e potevano avere
rapporti per tutta la notte. Si formava
spesso una fila di clienti davanti alla camera di Alina. Ella dice di aver
smesso alla fine di contare quanti uomini venissero a letto con lei. <<Ho
rimosso questa percezione>> - spiega. <<Ce ne erano così tanti,
tutti i giorni!>>.
Chiusa a chiave
Alina dice
che lei e le altre donne erano costrette a pagare ai magnaccia 800 Euro alla
settimana. Condivideva un letto a una piazza con altre tre donne. Non c'era
nessun altro mobile. Tutto ciò che ha visto della Germania è stato il distributore di benzina Esso
all'angolo, dove era autorizzata ad andare a comprare le sigarette e degli
snack, ma soltanto in compagnia di una
guardia del corpo. Per il resto del tempo, dice Alina, veniva rinchiusa a
chiave nel club.
Gli
investigatori hanno appreso che le donne del club dovevano offrire prestazioni
sessuali vaginali, orali e anali e avere rapporti con più uomini
contemporaneamente in sessioni di gang-bang. Gli uomini non usavano sempre il
preservativo.<< Non avevo il diritto di rifiutare nulla>>, spiega
Alina. Durante le mestruazioni, si inseriva delle spugnette nella vagina, in
modo che i clienti non se ne accorgessero.
Dice di non
essere stata praticamente mai picchiata, come del resto le altre donne.
<<I magnaccia dicevano di conoscere abbastanza gente in Romania che
sapeva dove vivevano le nostre famiglie. Questo bastava [ad ottenere la nostra
obbedienza]>>. Quando talvolta chiamava la madre con il cellulare, le
mentiva e le parlava di una vita stupenda in Germania. Il giorno in cui un
magnaccia le versò 600 Euro, lei riuscì a spedire i soldi alla sua famiglia.
La storia di
Alina non ha nulla di eccezionale in Germania. Le organizzazioni umanitarie e gli
esperti stimano che vi siano fino a 200.000 donne prostituite nel Paese. Secondo diversi studi, fra cui una ricerca
della Rete europea di prevenzione dell'HIV e delle malattie sessualmente
trasmissibili e di promozione della salute delle sex workers emigrate (TAMPEP),
dal 60% all'80% delle ragazze e delle donne che esercitano la prostituzione
arrivano dall'estero, la maggioranza dalla Romania e dalla Bulgaria.
La polizia
non poteva fare gran che per le donne come Alina. I magnaccia erano sempre
pronti ai controlli delle forze
dell'ordine, dice Alina, e si vantavano di conoscere alcuni poliziotti.<<
Sapevano quando ci sarebbe stato un
controllo>>, dice Alina, ciò che spiega perché lei non abbia mai osato
confidarsi con un agente di polizia.
I magnaccia
dicevano alle ragazze cosa dire esattamente alla polizia. Esse dovevano
affermare di aver appreso, navigando in Internet nel loro Paese, in Bulgaria o
in Romania, che si potevano guadagnare molti soldi lavorando in un bordello
tedesco. Poi che avevano semplicemente acquistato il biglietto del pullman ed
erano giunte al club un bel giorno, in perfetta autonomia.
Un tappeto di menzogne
E' probabile
che tutti gli agenti di polizia che lavorano in un reparto che si occupa di
prostituzione sentano continuamente queste menzogne. Lo scopo di questa
finzione è di occultare ogni traccia di tratta. Queste menzogne diventano
dichiarazioni che trasformano le donne come Alina in prostitute
autodeterminate, in imprenditrici che hanno liberamente scelto la propria
professione e alle quali la Germania desidera ora offrire buone condizioni di
lavoro nel settore sessuale dell'industria dei servizi.
E' l'immagine
della<< puttana rispettabile>> che sembra affascinare i politici:
donne libere di fare ciò che amano, tutelate dal welfare, impegnate in un
lavoro che adorano e titolari di un conto corrente nella banca di risparmio del
posto. I sociologi le definiscono con un'espressione: <<sex workers
migranti>>, ambiziose fornitrici di servizi che approfittano delle
occasioni che oggi offre loro un'Europa sempre più unita.
Nel 2001, il
Parlamento tedesco, il Bundestag, con il
consenso della coalizione di Governo che era al potere all'epoca (Partito
socialdemocratico/ Partito dei Verdi), ha adottato una legge sulla
prostituzione che si pensava migliorasse le condizioni di lavoro delle persone
prostituite. Secondo la nuova legge, le donne potevano ricorrere alla magistratura
per ottenere il salario cui avevano diritto, così come il pagamento dei
contributi sociali e sanitari, dell'indennità di disoccupazione e della
pensione. L'obiettivo della legge era quello di rendere la prostituzione un
mestiere come quello dell'impiegata di banca o dell'assistente del dentista, un
impiego accettato, anziché ostracizzato.
Le donne che
celebravano le lodi di un'industria del sesso autonoma si sono mostrate molto
soddisfatte quando la legge è stata votata. Christine Bergmann (Partito
socialdemocratico), all'epoca Ministra
della famiglia, è stata vista fare un brindisi a base di champagne con
Kerstin Müller, all'epoca leader parlamentare dei Verdi, a fianco della gerente
di un bordello berlinese, Felicitas Weigmann (oggi Felicitas Schirow). Le tre
celebravano il fatto che in Germania gli uomini potessero ora frequentare le
case chiuse senza il minimo scrupolo.
Oggi, molti
poliziotti, associazioni femministe e politici uomini e donne che conoscono
l'ambiente della prostituzione sono convinti/e che questa legge compiacente non
sia che un programma di sostegno ai magnaccia e che essa renda il mercato più
attraente per la pratica della tratta.
Rinforzare i diritti delle donne
Quando è
stata promulgata le legge sulla prostituzione, anche il codice civile tedesco è
stato modificato. L'espressione <<promozione della prostituzione>>,
un reato, è stata sostituita da quella di <<sfruttamento della
prostituzione>>. Il lenocinio rimane
un reato quando è <<abusante>> o <<coercitivo>>.
Ma la polizia e i giudici sono frustrati, perché questi elementi di reato sono
molto difficili da provare. Un prosseneta può essere considerato abusante, per
esempio, se esige più della metà dei guadagni di una prostituta, ma di rado è
possibile provarlo. Nel 2000, 151 persone sono state riconosciute colpevoli di
lenocinio, mentre nel 2011 non se ne sono avuti che 32.
Le
promotrici della legge si ponevano in effetti il fine di rafforzare i diritti
delle donne, non quelli dei prosseneti. Speravano che i proprietari e le
proprietarie delle case chiuse approfittassero dell'occasione per
<<offrire buone condizioni di lavoro senza essere penalmente
perseguibili>>, come si può leggere in una valutazione della legge
redatta dal Ministero federale della Famiglia.
Prima dell'adozione
della nuova legge, la prostituzione non era sanzionata penalmente, ma era
considerata immorale. Le autorità tolleravano le case chiuse, designandole con
l'eufemismo di <<affitto di una stanza per il commercio>>. Oggi, un
po' più di 11 anni dopo che la prostituzione ha visto migliorare la propria considerazione in virtù della
legge adottata nel 2001, esistono tra i 3000 e i 3500 locali <<a luce
rossa>>, secondo le stime dell'associazione che rappresenta gli interessi
dell'industria: l'ErotikGewerbe Deutschland (UEGD). Il sindacato degli
impiegati dei servizi pubblici Ver.di stima che i profitti annuali della
prostituzione siano circa 14,5 miliardi di euro.
Si stima che
esistano 500 bordelli a Berlino, 70 a Osnabrück, una piccola città del Nord
Ovest e 270 nel piccolo Land della Saar,
a Sud-Ovest, vicino alla frontiera francese. Molti francesi frequentano le case
chiuse della Saar. A Berlino, il Sauna Club Artemis, situato presso
l'aeroporto, attira numerosi acquirenti di sesso inglesi e italiani.
Le agenzie
di viaggio propongono tour nei bordelli tedeschi che durano fino a 8 giorni.
Queste escursioni sono <<legali>> e <<sicure>>, scrive
un agente di viaggio sulla sua home page. I potenziali clienti si vedono
promettere fino a 100 <<donne tutte nude>>, che portano solo scarpe
con i tacchi alti. Sono accolti all'aeroporto e condotti nei club su auto BMW
serie 5.
2. L'orrore della tariffa
forfettaria
Oltre ai
cosiddetti club o saune naturiste, dove i clienti girano con
un asciugamano attorno ai fianchi, mentre le donne sono nude, si sono diffusi in Germania anche i
megabordelli. Essi pubblicizzano i propri servizi a tariffa forfettaria, a
prezzo fisso. Quando ha aperto il<< Pussy Club>>, nei pressi di
Stoccarda, nel 2009, la direzione ha annunciato l'apertura in questo modo:
<< Sesso con tutte le nostre donne, per tutto il tempo che volete, quante
volte volete e in tutti i modi che volete. Sesso. Sesso anale. Sesso orale
senza preservativo. Sesso in tre modi. Gang-bangs>>. Tutto ciò al prezzo
fisso di 70 euro di giorno e di 100 euro la sera.
Secondo la
polizia, circa 1700 clienti hanno approfittato di questa offerta nel week end
d'apertura. I pullman arrivavano da molto lontano e i quotidiani locali hanno
scritto che più di 700 uomini hanno atteso in fila all'esterno del bordello.
Successivamente, alcuni clienti si sono lamentati sui forum Internet del
carattere insoddisfacente del servizio e del fatto che le donne
diventavano<< meno utilizzabili>> dopo qualche ora.
L'industria
del sesso è diventata più dura, spiega un' operatrice sociale, Andrea Weppert,
che lavora con le prostitute da più di 20 anni, nel corso dei quali il numero
delle prostitute è triplicato. Secondo Weppert, più della metà delle donne non
ha una residenza stabile, ma si sposta piuttosto da una località all'altra, in
modo da poter guadagnare più denaro,
essendo<< nuova>> in ciascuna città.
Oggi
<<una percentuale elevata di donne che si prostituiscono non rientra a
casa dopo il lavoro, ma resta invece 24 ore al giorno sul luogo di
lavoro>>, ha scritto una ex prostituta con lo pseudonimo di Doris
Winterdans nel suo contributo ad un'antologia universitaria: "Il diritto
della prostituzione".<< Le donne vivono generalmente nei posti dove
lavorano>>, spiega.
A Nuremberg,
spiega l'operatrice sociale Weppert, un posto per dormire in tali locali costa
dai 50 agli 80 euro al giorno e il prezzo può arrivare sino a 160 euro nei
bordelli che ospitano molte prostitute. Le condizioni di lavoro delle donne
prostituite sono <<peggiorate nel corso degli ultimi anni>>,
spiega. <<In Germania, nel complesso,
sono offerti molti più servizi sessuali in condizioni più rischiose e
per meno denaro che 10 anni fa>>.
Prezzi in caduta libera
A dispetto
dell'aggravarsi delle condizioni, le donne affluiscono in Germania, il
principale mercato della prostituzione nell'Unione Europea, un fatto che
confermano anche i proprietari delle case chiuse. Holger Retting, della lobby
UEGD [n.d.t l'associazione dei gestori dei bordelli], dice che l'afflusso di
donne dalla Romania e dalla Bulgaria è considerevolmente aumentato in seguito
all'adesione di questi due Paesi alla UE. <<Ciò ha comportato un ribasso
dei prezzi>>, dice Rettig, che nota come il mercato della prostituzione sia
caratterizzato da <<un'economia liberista di mercato piuttosto che da
un'economia sociale di mercato>>.
Il capo
della polizia di Monaco, Wilhelm Schmidbauer, deplora <<l'aumento
esplosivo della tratta proveniente dalla Romania e dalla Bulgaria>>, ma
aggiunge di non aver accesso agli strumenti necessari per svolgere le indagini.
Gli è spesso proibito di utilizzare le intercettazioni telefoniche. Il
risultato, dice Schmidbauer, <<è che noi non perseguiamo praticamente
nessuno per tratta. Non riusciamo a provare che esista>>.
Questi
ostacoli rendono difficile individuare coloro che portano ai bordelli
tedeschi<< prodotti>> dagli angoli più remoti d'Europa, prodotti
come Sina. Ella ha raccontato agli psicologi di un centro di informazione delle
donne di Stoccarda il suo viaggio verso i bordelli a tariffa forfettaria della
Germania. A Corhana, il suo paese d'origine, vicino alla frontiera che separa
la Romania dalla Moldavia, la maggior parte delle case non ha l'acqua corrente.
Sina e le altre ragazze del paese si recavano ad attingere acqua dal pozzo
tutti i giorni. Era come una scena di Cenerentola. Tutte le ragazze sognavano
che un giorno arrivasse un uomo che le strappasse alla loro vita disperata.
L'uomo, che
è infine arrivato al pozzo del paese su una grande BMW, si chiamava Marian. Per
Sina, fu un colpo di fulmine. Egli le disse che in Germania vi era lavoro e i
suoi genitori firmarono un modulo, in quanto lei era minorenne, che le
permetteva di lasciare il paese. Passando per Schifferstadt nel Land di sud
ovest della Renania-Palatinato, l'uomo fece sbronzare Sina e andò a letto con
lei.
Marian
condusse Sina al "No Limit", un bordello a tariffa forfettaria. La
ragazza aveva solo 16 anni e dice di aver avuto rapporti anche con 30 clienti
al giorno. Marian le dava ogni tanto qualche centinaio di euro. Temendo i
controlli della polizia, l'uomo la rinviò infine in Romania. Ma lei ritornò e
continuò a lavorare come prostituta. Sperava che un cliente si innamorasse di
lei e la salvasse.
<<Nessun apprezzabile miglioramento>>
La legge del
2001 sulla prostituzione in Germania ha migliorato la situazione delle donne
come Sina? Cinque anni dopo la sua
promulgazione, il Ministero della Famiglia
sottopose a valutazione la nuova legge. Il rapporto indicava che gli
obiettivi erano stati << raggiunti parzialmente >> e che la
deregolamentazione non aveva <<apportato alcun apprezzabile miglioramento
reale alla sicurezza sociale delle prostitute>>. Non erano migliorate né
le loro condizioni di lavoro, né la possibilità di lasciare la professione.
Infine, non esisteva << alcuna solida prova>> che la legge avesse
ridotto la criminalità.
Nessun
tribunale aveva celebrato un processo in cui una prostituta avesse citato in
giudizio il suo datore di lavoro per questioni salariali. D'altra parte,
soltanto l'1% delle donne intervistate aveva dichiarato di aver sottoscritto un
contratto di lavoro come prostituta. Il fatto che il sindacato Ver.di avesse
approntato un<< modello di contratto di lavoro nel campo dei servizi
sessuali>> non aveva assolutamente cambiato le cose.
In un
sondaggio realizzato da Ver.di, la gestrice di un bordello ha detto di
apprezzare la legge sulla prostituzione, perché riduce il rischio dei controlli
della polizia. Nei fatti, ha detto, la legge è più vantaggiosa per i gestori
dei bordelli che per le donne che si prostituiscono.
Per
esercitare un'attività di vendita di alimentari su mezzi mobili in Germania,
bisogna attenersi alla norma DIN 10500/1, che riguarda <<i veicoli di
vendita dei cibi deperibili>> e
che impone, ad esempio, l'obbligo di installare distributori di sapone e di
asciugamani monouso. Un gestore di bordello non è sottoposto ad alcuna
restrizione. Tutto ciò che deve fare è segnalare alle autorità la data di
apertura del suo locale.
Le donne che
si prostituiscono continuano a non registrarsi presso le autorità. Ad Amburgo,
nota per il suo quartiere <<caldo>>: il Reeperbahn, solo 153 donne
sono in regola e si sono registrate all'ufficio delle imposte della città. Il
governo vuole che le prostitute paghino le tasse. Deve pertanto elaborare una
regolamentazione della professione?
La strana
posizione che assume il governo nell'industria del sesso è particolarmente
evidente nel caso delle prostitute di strada di Bonn. Ogni sera, esse devono
pagare un ticket emesso da un parcometro, un ticket che vale fino alle ore 6
del giorno successivo. Il ticket costa 6 euro.
Un Big Mac per far sesso
Nella zona
nord di Colonia, dove le prostitute tossicomani lavorano sulla Geestemünder
Strasse, non lontano dalla fabbrica di assemblaggio della Ford, non è riscossa
alcuna imposta. Nel quadro di un
progetto sociale , sono stati
istituiti quelli che vengono definiti <<box di lavoro>>. Sono
sostanzialmente dei luoghi di sosta circondati da mura e riuniti sotto il tetto
di un hangar, dove si possono avere rapporti sessuali in auto. Malgrado la
totale assenza di cartelli che indichino che l'installazione serve
all'esercizio della prostituzione, sui muri della zona recintata è visibile il
limite di velocità di 10 Km all'ora che fa circolare le auto in senso
antiorario.
In una
fredda sera di primavera, una ventina di donne si sono riunite ai bordi della
zona. Alcune hanno portato delle sedie da camping, mentre altre si sono sedute
sotto pensiline riadattate. Quando un cliente si è accordato sul prezzo con una
delle donne, la conduce in uno degli stand. Ci sono otto stands sotto il tetto
dell'hangar, oltre ad una stanza a parte per i ciclisti e per i pedoni, con il
pavimento di cemento e una panchina. C'è un pulsante d'allarme in ciascun box e
un'organizzazione cattolica, che fornisce servizi sociali destinati alle donne,
sorveglia la zona ogni sera.
Alia, 23
anni, con la parrucca bionda, indossa una camicetta troppo stretta e tenta di
dissimulare l'alito che sa di alcool, succhiando una mentina. Parlando di sé e
delle altre prostitute di strada, Alia dice: <<Quelle che lavorano qui
hanno dei grossi problemi>>.
Il percorso
che ha condotto Alia a Geestemünder Strasse è iniziato quando ha lasciato la
scuola e si è fidanzata con un ragazzo che l'ha indotta a prostituirsi.
<<Sono le difficoltà economiche e sentimentali>> che l'hanno
indotta a prostituirsi, dice, e successivamente si sono aggiunte al tutto la
marijuana, la cocaina, le anfetamine e l'alcool. <<Non c'è prostituzione
senza costrizione e povertà>>, dice. Sono tre anni che passeggia sul
marciapiede. <<Una donna che se la passa bene, non fa questo genere di
lavoro>>, dice.
Il costo del
sesso orale e della penetrazione vaginale
era in passato di 40 euro sulla
Geestemünder Strasse. Ma quando la vicina città di Dortmund ha chiuso la
sua zona di esercizio della prostituzione, sono arrivate a Colonia molte più
donne, dice Alia. <<Ci sono sempre più donne ora ed esse riducono i prezzi per arrivare a guadagnare ciò che
basta per sopravvivere>>. Le Bulgare e le Romene accettano persino di
essere pagate meno di 10 euro al rapporto, dice. <<C'è persino una donna
qui che accetta di fare sesso in cambio di un Big Mac>>.
3. La Germania ha un problema di
tratta degli esseri umani
Sono poche
le donne dell'Europa dell'Est che si prostituiscono ancora sulla Geestemünder
Strasse. Sono state allontanate in seguito ai controlli periodici dei
passaporti effettuati dalla polizia, una misura diretta ad individuare e a
proteggere le vittime della tratta e della prostituzione coatta. Oggi queste
ragazze esercitano la prostituzione di strada nel quartiere sud di Colonia, ma
ciò comporta ugualmente una riduzione dei prezzi nel quartiere nord.
Nel 2007,
Carolyn Maloney, rappresentante democratica dello Stato di New York e
fondatrice di un comitato anti-tratta al Congresso degli Stati Uniti, ha
redatto un testo sulle conseguenze della legalizzazione della prostituzione
nella e attorno alla Mecca del gioco d'azzardo: Las Vegas. <<C'era una
volta - ha scritto - la convinzione naif
che legalizzare la prostituzione consentisse di migliorare la vita delle
prostitute, di eliminare la prostituzione nelle zone dove rimaneva illegale e
di scacciare il crimine organizzato. Come tutte le fiabe, anche questa
convinzione si è rivelata essere pura fantasia>>.
I poliziotti
tedeschi che pattugliano i quartieri caldi si lamentano di essere appena in
grado di iniziare le inchieste nei bordelli di oggi. La Germania è
diventata<< il centro dello sfruttamento sessuale delle giovani donne
dell'Europa dell'Est, così come un'area di attività dei gruppi del crimine
organizzato di tutto il pianeta>>, spiega Manfred Paulus, investigatore
capo in pensione della città meridionale di Ulm. Ha lavorato come investigatore
alla buoncostume e ora informa le donne in Bulgaria e nella Bielorussia del pericolo di lasciarsi attirare dalla
Germania.
Se ci si
fida delle sole statistiche, la Germania non ha alcun problema di prostituzione
e di tratta. Secondo l'Ufficio federale della polizia criminale (BKA), si sono
avuti nel 2011 soltanto 636 casi segnalati di <<tratta di persone a fini
di sfruttamento sessuale>>, cioè quasi un terzo in meno che 10 anni
prima. 13 vittime avevano meno di 14 anni e
altre 77 meno di 18 anni.
Tuttavia,
esistono molte donne dei paesi della UE <<la cui condizione suggerisce
che siano vittime della tratta, ma è difficile fornire prove che reggano in
tribunale>>, si legge nel rapporto della BKA. Dipende tutto dalla
testimonianza delle vittime, scrivono gli autori, ma si nota <<scarsa
volontà di cooperare con i servizi di polizia e di assistenza sociale, in
particolare nel caso delle presunte vittime della Romania e della
Bulgaria>>. E dopo che le donne hanno osato dire qualcosa, le loro
denunce <<vengono spesso ritirate>>.
Le condanne si riducono
Uno studio
condotto dall'Istituto Max Planck di diritto penale straniero e internazionale
ha concluso che le cifre ufficiali sulla tratta ci dicono <<poco
sull'incidenza reale di questo reato>>.
Secondo un
rapporto sulla tratta recentemente consegnato dalla Commissaria Europea per gli Affari Interni, Cecilia Malmström, ci
sono più di 23.600 vittime di tratta nella UE,
due terzi delle quali sessualmente sfruttate. La signora Malmström,
originaria della Svezia, osserva come alcune bande criminali abbiano intensificato le proprie operazioni.
Tuttavia, dice, il numero delle condanne è in diminuzione, perché i poliziotti
sono sopraffatti dagli sforzi di lottare contro la tratta. La
commissaria esorta la Germania a fare di più per risolvere questo problema.
E se la
legge tedesca sulla prostituzione avesse l'effetto concreto di favorire i
trafficanti? La legge ha, nei fatti, incentivato la prostituzione e, con essa,
la tratta?
Axel Dreher,
professore di politica internazionale e dello sviluppo all'Università di
Heidelberg, ha tentato di rispondere a queste domande, confrontando dati raccolti in 150 Paesi. Le cifre erano
imprecise, come lo sono tutte le statistiche relative alla tratta e alla
prostituzione, ma Dreher è stato in grado di estrapolare dai dati una tendenza:
quando la prostituzione è legale in un Paese vi si trovano più vittime di
tratta che altrove.
La maggior
parte delle donne che vengono in Germania per diventare prostitute non sono
rapite in strada e la maggior parte di loro non crede seriamente di andare a
lavorare in una panetteria tedesca. Più frequentemente, sono donne come Sina
che si innamorano di un uomo e lo seguono in Germania, o come Alina, che sanno
che diventeranno prostitute. Ma capita molto spesso che non sappiano quanto
sarà difficile la loro condizione e non sospettano affatto che potranno
conservare solo una piccola parte del denaro guadagnato.
Certi casi
sono ancora più sconvolgenti. Nel dicembre scorso, il pubblico della
televisione tedesca è rimasto scandalizzato dal telefilm "Wegwerfmädchen
(Ragazze usa e getta), un episodio della serie di genere poliziesco
"Tatort", ripreso nella Germania del nord, ad Hannover. Vi si
vedevano alcuni magnaccia gettare due
giovani donne gravemente ferite in un
cassonetto dei rifiuti dopo un'orgia. Soltanto qualche giorno dopo la
trasmissione di questo episodio , la polizia di Monaco ha trovato una ragazza
in lacrime e semi svestita, abbandonata in un piccolo parco.
Il mastio dell'Isar
La Romena di
18 anni era fuggita da un bordello. Ha detto ai poliziotti che tre uomini e due
donne l'avevano avvicinata in strada nel suo villaggio natio. Gli sconosciuti
le avevano promesso un posto di baby sitter. Quando sono arrivati a Monaco, ha
detto, le hanno bendato gli occhi e l'hanno portata in una cella sotterranea,
la cui porta si apriva soltanto con un codice di sicurezza.
Un'altra
giovane ragazza era seduta sul letto a castello della stanza buia, dice, e
si udiva lo scroscio dell'acqua dietro
le mura. I poliziotti ipotizzano che il nascondiglio si trovasse in una
fabbrica abbandonata nei pressi del fiume Isar, che attraversa Monaco. Gli
uomini l'hanno stuprata e, quando lei si è rifiutata di lavorare in un
bordello, l'hanno picchiata, ha raccontato.
Gli agenti
erano dapprincipio increduli, ma la giovane ragazza ricordava i nomi dei
magnaccia. Questi sono stati arrestati e sono attualmente in carcere. Poiché si
sono rifiutati di rispondere alle domande, il sinistro mastio non è ancora
stato ritrovato e la giovane Romena beneficia ora del programma di protezione
dei testimoni di reati.
Talvolta le
ragazze sono inviate in Germania dalle loro stesse famiglie, come Cora,
proveniente dalla Moldavia. Ha 20 anni, si guarda le mani affondate nelle tasche
della giacca. Calza pantofole di peluche sulle quali sono cuciti due grandi
occhi. Cora dimora in una locanda gestita da un centro di assistenza romeno
delle vittime della tratta. Quando le ragazze hanno 15 o 16 anni in Moldavia,
spiega la psicologa di Cora, i fratelli e i padri spesso dicono loro:
<<Puttana, vattene e inizia a guadagnare!>>.
I fratelli
di Cora hanno condotto la loro sorella, carina e agghindata, a lavorare in una
discoteca della città più vicina. Faceva la barista, ma ha incontrato un uomo
che aveva dei contatti in Romania: <<Mi ha detto che potevo guadagnare
molti più soldi nelle discoteche romene>>. Cora se ne è andata con lui,
dapprima in Romania, poi in Germania.
<<Un processo di emancipazione>>
Dopo essere
stata stuprata tutto il giorno a Nuremberg, testimonia Cora, ella sapeva
che lavoro avrebbe dovuto fare. L'hanno
portata in una casa chiusa di Frauentormauer, uno dei più vecchi
quartieri<< caldi>> della Germania. Riceveva gli uomini nella sua
stanza, anche per 18 ore al giorno. Afferma che anche alcuni poliziotti
venivano al bordello come clienti: <<Non hanno notato nulla. Oppure, non
gliene importava niente>>.
Il locale
era molto frequentato nei giorni precedenti il Natale del 2012. Cora racconta
che il suo magnaccia ha preteso che lavorasse 24 ore di fila. Quando lei si è
rifiutata, lui l'ha ferita con un
coltello al volto. La ferita sanguinava così tanto che Cora è stata autorizzata
a recarsi all'ospedale. Un cliente, di cui ricordava il numero di cellulare,
l'ha aiutata a fuggire in Romania, dove Cora ha denunciato il suo carnefice.
Costui le ha telefonato recentemente, dice, minacciandola.
Malgrado
storie come queste, gli esponenti della classe politica berlinese non si
sentono sollecitati ad agire. Questo si spiega in parte perché, nel dibattito
sulla prostituzione, una posizione ideologicamente corretta conta di più delle realtà più atroci. Per
esempio, quando la Facoltà di scienze applicate di Amburgo ha tenuto una
conferenza sulla prostituzione in Germania, un anno fa, uno dei partecipanti ha
dichiarato che la prostituzione, in quanto lavoro sessuale riconosciuto, era
<<parte di un processo di emancipazione e di
professionalizzazione>>.
Tali
asserzioni scandalizzano Rahel Gugel, professoressa di diritto. <<E'
assurdo. Questo non ha nulla a che vedere con la realtà>>, dice.
Insegnante di diritto del lavoro sociale all'Università statale cooperativa di
Baden-Württemberg, Gugel ha conseguito una tesi in diritto della prostituzione
e ha lavorato per un'organizzazione umanitaria.
I promotori
della legalizzazione sostengono che ogni persona ha il diritto di
dedicarsi liberamente a qualsiasi
attività lavorativa. Certe femministe arrivano anche a celebrare
l'emancipazione delle donne che si prostituiscono, perché, dicono, le donne
dovrebbero essere libere di fare ciò che vogliono del proprio corpo. Nella
prassi, tuttavia, si constata rapidamente quanto poco chiara sia la linea di
demarcazione tra la prostituzione volontaria e quella coatta. Donne come Alina
e Cora si prostituiscono volontariamente e assumono decisioni autonome?
<<E' politicamente corretto in Germania rispettare le decisioni
individuali delle donne>>, spiega l'avvocato Gugel. <<Ma se si
vogliono proteggere le donne, non è certo questo il modo di farlo>>.
4 L'approccio errato di Berlino
Secondo
Rahel Gugel, molte donne vivono situazioni emotive ed economiche difficili. Vi
sono prove che attestano che un numero
superiore alla metà delle prostitute ha subito abusi o ha avuto genitori
negligenti durante l'infanzia. Vi sono studi che mostrano come molte di loro soffrano di
sindrome da stress post-traumatico. Le prostitute soffrono di depressione, di
disturbi d'ansia e di tossicomanie in
una percentuale molto più elevata del resto della popolazione. La maggior parte
di loro è stata stuprata, molte anche più volte. Nei sondaggi, la maggioranza
delle donne afferma che abbandonerebbe immediatamente la prostituzione se
potesse.
Certo: ci
sono anche donne che decidono che è
preferibile vendere il proprio corpo piuttosto che sistemare i prodotti sugli
scaffali dei supermercati. Ma c'è motivo per credere che esse costituiscano una
minoranza che è rumorosamente rappresentata da qualche donna proprietaria di
bordelli e dalle lobbyste pro-prostituzione come Felicitas Schirow.
Il diritto
tedesco adotta un approccio fondamentalmente sbagliato, spiega la professoressa
Gugel. Per proteggere le donne, spiega, bisogna limitare la prostituzione e
sanzionare gli acquirenti di sesso. Ma la sua è una voce isolata in Germania.
Non è così dappertutto in Europa. Alcuni Paesi che avevano imboccato una strada
simile a quella tedesca, hanno fatto marcia indietro e seguono ora piuttosto
l'esempio degli Svedesi. Due anni prima che la Germania adottasse la sua legge
sulla prostituzione, la Svezia ha scelto l'approccio inverso. L'attivista Kajsa
Ekis Ekman lotta per convincere il resto
dell'Europa ad imitare il suo Paese. A seguito della pubblicazione di un
libro nel quale descrive le condizioni di vita delle prostitute ("L'être
et la marchandise", Montréal, M editeur, 2013), Ekman viaggia da una città
europea all'altra, come un'ambasciatrice della lotta contro la tratta.
A metà
aprile, la campagna di Ekman l'ha portata a KOFRA, un centro di donne di
Monaco. Bionda, dagli occhi blu, Ekman è piccola ed energica. Seduta su una
stretta sedia di legno, parla così tanto che la sua tazza di caffé ha il tempo
di raffreddarsi - come se non avesse abbastanza tempo per esporre tutte le argomentazioni che è
diventato urgente affermare.
Mentre
studiava a Barcellona, Ekman ha condiviso un appartamento con una
donna che lavorava come prostituta. Ha visto come i magnaccia dominavano le
loro dipendenti. <<Ho iniziato ad interessarmi alla questione e ad
impegnarmi quando ho visto il modo in cui la mia coinquilina vendeva il proprio
corpo>>, dice. Di ritorno in Svezia, ha manifestato stupore per un
dibattito pubblico sull'amore libero e sull'autodeterminazione delle
prostitute. <<Quello che avevo osservato era molto diverso>>, dice
Ekman.
Punire i clienti, non le prostitute
Nel 1999,
quando la Svezia ha reso illegale l'acquisto di servizi sessuali, i suoi vicini
europei hanno manifestato
incredulità. Per la prima volta
erano gli acquirenti di sesso e non le prostitute che venivano sanzionati.
<<La
prostituzione si sta ora dispiegando nell'ombra>> scrisse l'influente giornale tedesco
Frankfurter Allgemeine Zeitung, affermando che si trattava di <<una
sconfitta per il movimento delle donne in Svezia>> e osservando che nel Paese era attivo un <<femminismo
dogmatico>>. Ma una società che si vuole libera dai moralismi può punire gli uomini che
frequentano prostitute? Sì, lo può, risponde Ekman, citando i successi
realizzati nel suo Paese, dove sempre meno uomini pagano per fare sesso e dove
coloro che lo fanno si sentono sempre più a disagio: <<Prima della
promulgazione della nostra legge un uomo su otto in Svezia era stato con una
prostituta>>, dice, notando che oggi questa proporzione si è ridotta ad
uno su dodici.
Certo, la
prostituzione esiste ancora in Svezia, ma quella di strada si è ridotta della
metà. Anche il numero totale delle prostitute è diminuito, passando da circa
2500 a circa 1000-1500 donne. Alcuni magnaccia conducono ancora su furgoncini
alcune donne dell'Europa dell'Est nel Paese e si accampano spesso alla
periferia delle città, ma la prostituzione non è più un grande affare in
Svezia. I detrattori della legge replicano che è aumentata la prostituzione
negli appartamenti e in rete e che certi uomini si recano ora nei bordelli dei Paesi
baltici o dell'Europa dell'Est.
La legge
svedese non si fonda sul diritto della prostituta di assumere decisioni
autonome, ma sulla parità tra uomini e donne, iscritta nelle costituzioni
svedese e tedesca. La questione, in termini molto semplici, è che la
prostituzione rappresenta una forma di sfruttamento e deriva sempre da uno squilibrio di poteri. Gli/le
svedesi affermano che il fatto che gli uomini possano comprare delle donne per
fare sesso alimenta una percezione della donna che pregiudica la parità dei
diritti e danneggia tutte le donne.
Aiutate il mio bordello
La Svezia
punisce, dunque, i clienti, i prosseneti e i trafficanti, ma non le prostitute.
Questo approccio mira a soffocare la domanda di servizi sessuali a pagamento e
a rendere questa attività non redditizia per i trafficanti e per gli
sfruttatori. Da due anni, gli Svedesi hanno aumentato da sei a dodici mesi di
reclusione la pena massima che rischiano
di buscare i clienti.
Benché la
polizia svedese non si mostri sempre particolarmente solerte nel perseguire i
clienti, ha comunque arrestato più di 3700 uomini dopo il 1999. Nella maggior
parte dei casi, costoro sono stati condannati soltanto al pagamento di
un'ammenda. Alcune persone contestano ancora in Svezia i meriti di questa legge
restrittiva, ma essa gode di un considerevole appoggio da parte della
popolazione. Dieci anni dopo la sua promulgazione più del 70 per cento degli
Svedesi hanno dichiarato di appoggiare
la punizione degli uomini che pagano per ottenere sesso anziché quella delle
prostitute che vengono pagate.
In Germania,
al contrario, la situazione è tale che il canale televisivo RTL II trasmette un
programma nel quale un'équipe chiamata: <<Aiutate il mio bordello>>
fa il giro del Paese visitando <<bordelli tedeschi in difficoltà>>
per stimolarvi l'industria del sesso, offrendo buoni consigli. Sono iniziative
di questo tipo ad aver indotto Alice Schwarzer, editrice della rivista
femminista EMMA, a prevedere <<come obiettivo a breve termine>> in
Germania l'avvio di un <<dibattito sociale che sfoci nella condanna della
prostituzione piuttosto che, come accade oggi, nella sua accettazione e persino
nella sua promozione>>.
Pierrette
Pape crede che l'immagine che si offre della prostituzione nei diversi
Paesi non sia priva di effetti.
<<Oggi in Svezia un ragazzino cresce sapendo che l'acquisto di sesso è un
reato. Nei Paesi Bassi, il ragazzino cresce imparando che alcune donne sono
sedute dietro alle vetrine e che le si può ordinare come qualsiasi prodotto di
consumo di massa>>. Pape è la portavoce della Lobby europea delle donne a
Bruxelles, un'organizzazione che coordina 2000 organizzazioni femministe in
Europa.
Pape trova
<<sorprendente>> che la Germania non riveda seriamente le proprie
politiche sulla tratta.<< Si è acceso un dibattito in tutta Europa e noi
speriamo che i politici e le organizzazioni umanitarie tedesche accordino in
futuro maggiore attenzione ai diritti umani rispetto a quanta glie ne abbiano finora accordata >>.
Molti Paesi
europei si conformano ormai al modello svedese. In Islanda, che ha adottato una
legislazione simile, i politici hanno in animo anche di vietare la pornografia
in rete. Dal 2009 anche la Norvegia
punisce i clienti delle prostitute. E a Barcellona è illegale ricorrere ai
servizi di una prostituta di strada.
Il metodo francese
In virtù di
una legge finlandese promulgata nel 2006, gli uomini possono essere puniti per
aver acquistato i servizi di una prostituta che lavora per uno sfruttatore o
che è vittima della tratta. Ma provare che gli uomini siano a conoscenza di
questa situazione si è rivelato impossibile. Il Ministero finlandese della
Giustizia sta preparando un rapporto sull'opportunità per la Finlandia di
adottare semplicemente il modello svedese.
Anche in
Francia molti vogliono imitare la Svezia. Poco prima di entrare in carica,
l'attuale Ministra dei Diritti delle donne, Najat Vallaud-Belkacem, ha
annunciato audacemente: <<Il mio obiettivo, come quello del Partito
socialista, è di veder sparire la prostituzione>>, ha dichiarato al Giornale
della Domenica. Alcuni politici e sociologi hanno immediatamente deriso questa
idea, qualificandola come <<utopistica>> e alcune prostitute hanno
manifestato nelle strade di Lione e di Parigi.
Il progetto di legge di Vallaud-Belkacem prevede una pena massima di sei
mesi di carcere e un'ammenda dall'ammontare massimo di 3000 euro per i clienti.
Ma ci vorrà probabilmente un po' di
tempo prima che la Ministra riesca ad
imporre la sua idea al Governo.
E in
Germania? I politici di Berlino litigano sul cambiamento di dettagli insignificanti della legge sulla
prostituzione, poi finiscono per non far niente. Nel 2007, la Ministra della
Famiglia dell'epoca, Ursula von der Leyen, esponente della CDU (Unione
Cristiano Democratica), il partito della cancelliera Angela Merkel, ha proposto
di subordinare i bordelli all'approvazione del Governo, con l'appoggio di una
delle colleghe della CDU, Annegret Kramp-Karrenbauer, all'epoca Ministra
dell'Interno della Saar (e ora governatrice di questo Land). Ma le due politiche
non sono riuscite a convincere la maggioranza del loro partito e nulla è
cambiato.
Nel 2008, la
Conferenza delle Ministre della Parità e delle Donne ha tentato di introdurre
un regolamento che sottoponesse i gestori dei bordelli a un test di affidabilità.
Esse hanno consultato i loro colleghi della Conferenza dei Ministri
dell'Interno, ma non si è approdati a
nulla.
5.
L'inerzia
Nel 2009,
alcuni politici della CDU, del Partito Socialdemocratico, del Partito
liberaldemocratico e dei Verdi del Land
del Baden-Württemberg hanno sollecitato una presa di posizione del Bundesrat,
il corpo legislativo che rappresenta gli Stati tedeschi, contro <<la
formula disumana dei servizi sessuali a prezzo forfettario>>. Ma alla
legge non è stato apportato alcun cambiamento.
Quanto ai Paesi Bassi, essi hanno scelto la via della deregolamentazione
giuridica due anni prima della Germania. Ma oggi sia il Ministro della
Giustizia olandese che i politici del Paese ammettono che non si sono
registrati miglioramenti tangibili per
le prostitute. Esse godono generalmente di condizioni di salute peggiori
rispetto al passato e un numero sempre più elevato di prostitute è costituito
da tossicomani. Secondo le stime della polizia olandese, dal 50% al 90% delle
prostitute dei Paesi Bassi non pratica la propria attività volontariamente.
Lodewijk
Asscher, del Partito socialdemocratico, ritiene che la legalizzazione della
prostituzione sia stata <<un errore nazionale>>. Il governo
olandese si prepara ora a rafforzare la legge per combattere l'incremento della
tratta e della prostituzione coatta.
I Tedeschi
non ci pensano proprio a rivedere la legge. I Verdi, che hanno svolto un ruolo
così determinante nel sostenere la legge sulla prostituzione 13 anni fa, non
manifestano alcun ripensamento. Un portavoce di Kerstin Müller, che era leader
parlamentare del Partito dei Verdi all'epoca, dice che oggi ella è interessata
ad altre questioni. Irmingard Schewe-Gerigk, anche lei una deputata di primo
piano dei Verdi nel periodo in cui la legge è stata adottata, dichiara:
<<La legge era buona. E' vero, invece, che avremmo dovuto applicarla in
modo più sistematico>>. Stranamente, la signora Schewe-Gerigk è ora
presidentessa dell'organizzazione femminista Terredes Femmes, che mira ad instaurare
una <<società senza prostituzione>>.
Il terzo
promotore della nuova legge, Volker Beck, continua anche lui a sostenerla oggi.
Beck, ex portavoce della politica giuridica del suo partito, chiede, tuttavia,
nuovi programmi di sostegno e di abbandono dell'industria [del sesso] da parte
delle donne. Ma afferma che la Svezia non può servire da modello per la
Germania. <<Un divieto non migliora le cose, perché la prostituzione si
svolgerebbe allora in posti difficili da sorvegliare>>, dice,
aggiungendo: <<Gangs criminali assumerebbero il controllo
dell'industria>>, come se oggi essa fosse nelle mani di rispettabili
uomini d'affari.
Dominio dell'illegalità
Qualche sua
collega dei Verdi non è d'accordo.<< Gran parte dell'industria è già oggi
dominio dell'illegalità>>, dice, per esempio, Thekla Walker di Stoccarda.
Presidentessa dell'organizzazione dei Verdi nel suo Land, la signora Walker ha
cercato di modificare l'approccio del suo partito alla questione della
prostituzione.
<<La
prostituta autonoma che immaginavamo noi quando nel 2001 è stata promulgata la
legge sulla prostituzione, quella che contratta da pari a pari con il proprio
cliente e può soddisfare i propri bisogni con il proprio reddito, costituisce
l'eccezione>>, si legge in una mozione che Walker ha presentato nel corso
di un'assemblea del partito il mese scorso. Le leggi attuali, prosegue il
documento, non proteggono le donne dallo sfruttamento, ma accordano loro
<<semplicemente la libertà di farsi sfruttare>>. I Verdi, scrive
Walker, non hanno il diritto di chiudere gli occhi dinanzi alle
<<catastrofiche condizioni di vita e di lavoro di un gran numero di donne
che si prostituiscono>>.
E' però
quello che essi hanno fatto. Walker ha ritirato la sua mozione, non avendo la
minima chance di ottenere l'approvazione della maggioranza dei Verdi, anche se
il partito ha dichiarato che si dovrebbe
valutare l'opportunità di apportare dei miglioramenti alla legge.
In Germania,
coloro che sono contrari alla legalizzazione sono considerati
<<moralisti>>, spiega la professoressa di diritto Gugel. D'altra
parte, aggiunge, lei non ha la sensazione <<che i politici nutrano molto
interesse per la questione>>.
In compenso,
Kristina Schröder, la Ministra della Famiglia, ha effettivamente tentato di
reprimere la tratta e la prostituzione coatta. Tuttavia, <<malgrado
sforzi molto intensi, non è stato possibile ottenere l'unanimità dei quattro
Ministri interessati>>, ha dichiarato il Ministero della signora Schröder
in un comunicato stampa. La sua volontà di regolamentare i bordelli in modo più
stringente è naufragata dinnanzi all'opposizione della Ministra della Giustizia
Sabine Leutheusser-Schnarrenberger. Quest'ultima considera qualsiasi riforma
della legge inutile e ripete il vecchio argomento, ossia che la legge tedesca
permette alle donne di uscire dall'illegalità, mentre la legge svedese le
obbliga a lavorare in nero.
Considerato
tale disaccordo, sarebbe un miracolo se il governo pervenisse ad una decisione
che consentisse di tutelare più efficacemente le vittime della tratta.
Altrimenti le donne dovranno continuare ad arrangiarsi da sole.
E' tutto legale
Alina di
Sânandrei è riuscita a fuggire dal bordello "Le fighe
dell'aeroporto". Durante un controllo della polizia, lei e altre dieci
donne si sono rifugiate in un ristorante turco del quartiere. Il fratello del
proprietario, che era un cliente, ha nascosto le donne e ha affittato un
pullman a proprie spese. Poi ha cercato di farle arrivare in Romania. I
magnaccia hanno tentato di fermare il pullman, ma le donne sono riuscite a
fuggire.
Alina è
ritornata a vivere con i suoi genitori. Non ha raccontato loro quel che ha
vissuto. Lavora, ma non vuol dire che lavoro faccia. Il salario, dice, la basta per acquistare i
biglietti del bus, gli abiti e qualche cosmetico.
Alina si
reca talvolta presso l'AIDRom, un centro di consulenza per le vittime di
tratta, sito nella città romena di Timisoara Ovest, dove parla con la psicologa
Georgiana Palcu, che cerca di trovarle un posto da apprendista parrucchiera o
cuoca. Palcu spiega che le conversazioni con le giovani donne che sono
ritornate dalla Germania <<sono molto lunghe e difficili>>. Lei le incoraggia ad essere ottimiste. Ma non
si fa illusioni. Anche se una ragazza riesce ad ottenere un posto da
apprendista, non accetterà probabilmente l'impiego, perché queste attività non offrono più di 200 euro al mese, per un lavoro che dura 40 ore
alla settimana. Di conseguenza, dice Palcu, molte di quelle che sono ritornate
dalla Germania dopo essere state maltrattate, lavorano di nuovo come
prostitute. <<Che posso dire loro?>> chiede.<< E' la realtà.
Non si può vivere con 200 euro>>.
"Le
fighe dell'aeroporto", il bordello di Schönefeld, non esiste più. E' stato
sostituito dal "Club Erotica" che non offre tariffe forfettarie. Ma i
clienti possono godere di molte altre
opportunità nella regione. A qualche chilometro di distanza, a Schöneberg, il
King George ha adottato la formula del prezzo forfettario. Il suo gestore promuove il proprio locale con lo slogan
"Geiz mach Geil" "L'avarizia vi rende ciechi". Per 99 euro,
i clienti possono abbuffarsi di sesso e di alcool fino all'ora di chiusura del
locale. Il sesso anale, il sesso orale non protetto e i baci con la lingua si
pagano a parte. E il King George propone un "gang-bang party" tutti i
lunedì, i mercoledì e i venerdì.
E' tutto
legale.
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