Primo comandamento del
PSOE per i sindaci socialisti spagnoli. Censire gli immobili di proprietà della
chiesa presenti sui propri territori comunali. Obiettivo del censimento?
“Batter cassa” al Vaticano per il pagamento dell’IBI (impuesto bienes
inmuebles), l’IMU spagnola, in un momento come l’attuale dove gli spagnoli sono
chiamati a pagare più tasse. I socialisti sperano così di risanare le casse comunali
tassando gli immobili di proprietà della Iglesia cattolica e di altre
religioni non destinati al culto, come numerosissimi garage, appartamenti,
alberghi e loft intestati alle parrocchie.
O L’IBI O IL CONCORDATO! – Una idea che nelle ultime settimane si è diffusa capillarmente nei
comuni di tutto il territorio spagnolo, alcuni del Partido Popular come Leon,
Zamora o Valladolid. «Abbiamo dato il via al censimento, per catalogare in modo
chiaro e efficace quanti e quali tipi di immobili intestati alla Chiesa si
trovano in Spagna, perché molti non sono destinati al culto e non si viola il
Concordato con la richiesta di pagamento de l’IBI. Solo successivamente al
giusto e “igualitario” pagamento, dichiara Gaspar Zarrias responsabile delle
politiche territoriali del PSOE, potremmo poi discutere di rivedere il
Concordato del 1979».
UNA BATTAGLIA TUTTA SOCIALISTA – Una mozione quella dei sindaci socialisti che segue la linea dettata dal
leader Alfredo Perez Rubalcaba (e dalla sfidante Carme Chacon) nell’ultimo
congresso di Febbraio, di rivedere il Concordato, che non solo influisce nelle
politiche economiche e fiscali del Paese ma soprattutto in quelle educative. In
queste ore non si contano i mea culpa socialisti per non essere intervenuti
come oggi chiedono a gran voce nei confronti degli accordi con la Chiesa nel
corso dei quasi otto anni di governo. E’ lo stesso Zarrias ha riconoscere
l’errore, «E’ vero non l’abbiamo fatto quando potevamo farlo», anche
Antonio Hernando responsabile delle politiche istituzionali e volto mediatico
del PSOE post Zapatero «Sappiamo che abbiamo deluso molti nostri elettori,
mantenere i privilegi della Chiesa nelle passate legislature è stato uno sgarbo
nei confronti dei socialisti, adesso rivedere gli accordi sarà un lavoro molto complicato
con il PP al potere governando con maggioranza assoluta e con i responsabili di
governo non intenzionati ad affrontare l’argomento».
LA CEE MINACCIA TAGLIO FONDI A CARITAS CHE S’INALBERA – Non sono mancate le risposte alla
proposta socialista, primo fra tutti l’onnipresente presidente della Conferenza
Episcopale Spagnola, che convocando un incontro con la stampa nell’oratorio San
Flippo Neri di Cadice ha affermato «Se la Chiesa dovesse pagare le tasse sui
propri immobili saremmo costretti a ridurre la generosa attività di Caritas in
Spagna e nelle missioni all’estero». Parole forti quelle di Rouco
Varela, e come si legge sul sito di Cadena Ser per nulla coerenti alla realtà,
perché la Cee non destina nessuna parte del proprio bilancio a Caritas, salvo
una donazione iniziata nel 2008 in concomitanza con la crisi economica.
Donazione che deriva dal fondo interdiocesano destinato alle parrocchie». Il
PSOE non ha esitato a rispondere a quello che sembra un ricatto di Rouco
Varela, «Sono le tasse che tutte le cittadine e tutti i cittadini spagnoli
attraverso i comuni, le regioni e le amministrazioni centrali permettono alla
Caritas di compiere il magnifico lavoro che esercita, non di certo la Chiesa».
Amen.(Sara Pasquot)

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