In
una sua recente presa di posizione Krugman ( premio Nobel per l'economia ) ha
ancora una volta evidenziato come la centralita' riservata dalle tecnostrutture
finanziarie e monetarie ,nella agenda politica dell'occidente sviluppato ,alla
questione del Debito degli Stati Sovrani rappresenta una falsa rappresentazione
della realta' economica e delle sue reali priorita'. Dice Krugmann : "In
passato gli Stati Uniti ebbero un debito ancora superiore, durante le seconda
guerra mondiale; la Gran Bretagna per quasi un secolo.
Il
Giappone ha tuttora un debito statale molto più elevato in percentuale del suo
Pil eppure paga interessi dello 0,9% sui suoi buoni del Tesoro.
Quindi
non esistono soglie di insostenibilità come quelle che ci vengono propagandate.
Inoltre è dimostrato, e lo vediamo accadere sotto i nostri occhi, che in tempi
di depressione le politiche di austerity aggravano il problema: accentuano la
recessione, di conseguenza cade il gettito fiscale, così in seguito ai tagli il
debito aumenta anziché diminuire...La prima cosa da fare - spiega - è
cancellare l'effetto distruttivo dei tagli di spesa.
Per
esempio, qui negli Stati Uniti, bisogna cominciare col ri-assumere le migliaia
di insegnanti licenziati a livello locale. Queste sono manovre di spesa dagli
effetti istantanei. In Europa, la manovra equivalente è restituire le
prestazioni del Welfare State che sono state ingiustamente tagliate".
Il
ragionamento di Krugman e' correttissimo e consente di svelare l'inganno
mediatico su cui viene articolata una linea di difesa del progetto euro fondata
esclusivamente sulle esigenze economiche delle economie piu' stabili ed
efficenti del sistema, che non necessitano di interventi anticiclici tali da
compromettere i propri coefficenti di bilancio.Il ricatto sulla
insostenibilita' del debito e' assolutamente ingannevole perche' entita
istituzionalmente sovrane come gli stati nazionali non possono essere
sottoposte a procedure esecutive come un qualsiasi soggetto privato indebitato
, perche' non esiste un sistema giuridico che ha competenza su di essi rispetto
alla regolazione degli interessi patrimoniali .
L'unico
modo in cui gli stati sovrani possono pagare economicamente le loro soglie di
eccesso di debito e' la svalutazione sui mercati delle ragioni di cambio della
loro moneta .
Il
sistema attuale che pone soglie di cosidetta insostenibilita' e' garantito non
da un sistema istituzionale espressione di una sovranita' superiore , ma solo
una capacita' di controllo dei mercati finanziari , espressa da formidabili
concentrazioni finanziarie governate piu' o meno direttamente dalle
tecnostrutture finanziarie mondiali , che "sanzionano" le situazioni
di bilancio degli stati nazionali fuori target, senza consentirgli di poterle
compensare con il governo dei rapporti di cambio gestito dalle loro rispettive
autorita' monetarie nazionali.
Questo
si traduce in un super governo mondiale finanziario che schiaccia le scelte
politiche degli stati e ne condiziona gli assetti sociali , intervenendo a
maglio dall'esterno sul loro tessuto economico, senza dover sottoporre le
ragioni dei suoi interventi " correttivi e condizionanti " ad alcuna
verifica di merito da parte delle comunita' nazionali dei produttori e dei
consumatori , neppure nelle ipotesi in cui queste siano in parte riuscite a
trovare forme di parziale rappresentanza in organismi sovrastatuali , tuttora
strutturalmente inermi rispetto all'agire dei processi di speculazione e/o
transazione finanziaria globale, ed alle scelte dei centri direzionali che sono
in condizione di governarne le linee di direzione.
Questo
stato di cose rappresenta un po' una moderna attuazione sul terreno del governo
delle economie della romanzesca profezia visionaria di un brutale governo
mondiale capitalistico ed autoritario , raffigurata dal vecchio Jack London nel
suo " IL TALLONE DI FERRO "
Risulta
essere addirittura paradossale, e segno della correttezza del giudizio di
Cesaratto ( ottimo giovame economista italiano) sulle gravissime
responsabilita' storiche e politiche dei creatori del sistema euro, la
ulteriore circostanza che in una comunita' che aspira ad essere espressione di
un comune progetto di integrazione socio - politica , come la UE, si possano
sopportare tassi di rifinanziamento differenziati per i diversi componenti ,con
maggiorazione per i piu' deboli e facilitazione per i piu' forti ( Ricorda
molto il rapporto tra Sparta e gli Ilioti).
Questo
automatismo inverso , frutto del ricorso al mercato privato quale parametro
unico di riferimento della provvista finanziaria dei singoli stati membri
,senza alcuno scudo monetario e fiscale della banca centrale, o di una
qualsiasi altra autorita' economica, che possa consentire l'intervento diretto
riequilibratore da parte del sistema intergrato che teoricamente si sarebbe
dovuto costruire , rappresenta la premessa logica della fine del progetto
monetario comune.La riaffermazione acritica di questo sistema , e l'ostinazione
con cui le classi dirigenti continuano a voler considerare immodificabile il
sistema di integrazione monetaria vigente , sta producendo ferite profonde nel
comune sentire delle pubbliche opinioni dei paesi del sud del continente.Lo
squilibrio finanziario tra i paesi , approfondito dalle regole esistenti,
diffonde nelle popolazioni l'idea che l'Europa stia diventando una gabbia
soffocante, che trasferisce alle societa' civili ,fuori da ogni possibilita' di
contrasto democratico, un modello sociale , economico e fiscale insostenibile,
e sopratutto sia ormai divenuta una costruzione istituzionale che risponde solo
agli interessi dei paesi guida del sistema.L'aver insistito per ben tre anni
sulla centralita' della questione debito ha aggravato il problema del dislivello
tra gli stati degli strumenti di contrasto della recessione , ha messo i paesi
deboli letteralmente in bocca al fuoco di fila dei mercati, ed ha impedito una
seria ed inevitabile opera di profonda trevisione dei trattati istitutivi del
sistema.Il tutto aggravato dall'insopportabile sospetto che tutto questo
ideologismo sia solo stato il frutto delle esigenze di un sistema bancario
privato, europeo, impastoiato nella speculazione sui bond degli stati ad alto
spread.
Dobbiamo
ora evitare che la sopravvivenza forzosa di questo mostro finanziario porti con
se' la fine dell'unita' europea .La trasformazione sostanziale di questo
sistema monetario comune e' ormai divenuta la vera condizione di sopravvivenza
del progetto comunitario , nelle coscienze dei cittadini ben prima che nelle
supponenti convinzioni contrarie delle cancellerie e dei board bancari e
finanziari.
La
soluzione della vicenda greca ci cosentira' di capire se questo sara' possibile
, e se il sistema sara ' strutturalmente riformabile o diverra' la ragione di
una progressiva deflagrazione dei processi di integrazione comunitaria.Capiremo
finalmente se l'attuale sistema euro e' una forma tecnica sbagliata ,e per cio'
stessa modificabile alle radici , o se ,come sostengono alcuni santuari del
potere costituito , costituisce esso stesso la ragione e l'anima dell'Europa
comunitaria.
Il
PSE , come forza centrale della sinistra continentale , dovra' quindi
dimostrare, pena la sua sconfitta storica , di essere in grado di arrestare
questa deriva, e di impostare e dirigere una grande riconversione di un sistema
di rapporti eonomici , monetari e finanziari sbagliato, stupidamente concepito
sul presupposto che la finanziarizzazione e la terziarizzazione estrema delle
economie sviluppate si sarebbe consolidata senza piu' rischi di recessioni.
Un
ruolo attivo dei Socialisti d'Europa , tutti ,anche di quelli che guidano le
nuove forze della sinistra piu' radicale , puo' quindi divenire decisivo per
salvare l'Europa............ .....e non necessariamente l'Euro.
Hic
Rhodus , Hic Salta !
FRANCO BARTOLOMEI, segreteria
nazionale del Partito Socialista Italiano.

Nessun commento:
Posta un commento